parole: Sistema, intrattenimento, bisogno
libri: Infinite jest, La scopa del sistema, Come diventare sé stessi, Lamento di Portnoy, 24/7.
Vi piace correre? Grandi distanze, fasi diverse di fatica ed
eccitazione, tempo per pensare. Se questo vi piace, è il momento di leggere Infinite Jest. 1400 pagine, una fatica epica
con tanti ristori e una massa di emozioni diluite lungo il percorso. Ora c’è
questo film al cinema, “The end of the
tour”, che parla dell’autore di quel libro, di come viveva il grande
successo di Infinite Jest. Ah, lui si chiamava David Foster Wallace, americano.
Magari si riparlerà un po’ di lui, con la promozione eccetera.
È vero: tra librai si dice che la gente legge “l’autore”, non il romanzo. Nel
mondo dell’editoria, l’autore è ciò che oggi si chiama BRAND. Per vendere più
merce, il Sistema elabora e spinge
un brand, un LOGO.
Nel caso di Foster Wallace, anch’io, dal secondo libro,
leggo l’autore; cerco gli ingredienti
che mi sono piaciuti nel primo libro, e siccome poi lui è pure morto, mi è scattata
una “devozione” all'autore come uomo. Se molta altra gente si comportasse come me? Se l’editore, o l’autore stesso, se ne accorgono, scatta l’operazione di
marketing sull' Autore-Brand. I signori delle
Case Editrici e gli artisti si organizzano per soddisfare il bisogno, e lavorano per indurre il
pubblico a soddisfare continuamente
quel bisogno.
Il prodotto deve sedurre la gente. Nel successo dell’arte c’è
sempre un contributo della Seduzione. Mi piace come concetto, ma ciò che voglio
dire è altro: il pubblico fruitore e acquirente esiste a prescindere dai
prodotti e dai produttori; a partire da questa esistenza, tutto ciò che si crea
per essere proposto agli altri può diventare merce di scambio (lo è questo
brano); è nato un modo per sfruttare questo bisogno di merce culturale. Qui
chiamerò quel “modo” il Sistema.
L’editoria è la scienza che trasforma i libri
in merce; chi crea libri può perfino
essere disonesto senza temere nulla, ma se non ha il talento di comunicare e di suscitare, verrà defecato dal Sistema, avrà fallito. A quel punto la storia
finisce. Stesso discorso vale per i librai: devono comunicare e suscitare, non
soltanto vendere. Ma ecco il nesso con Foster Wallace: con lui mi pare sia
stato fatto il tentativo di sfruttare la seduzione del personaggio. Il Sistema,
senz’altro con garbo, ha incluso
l’autore in un meccanismo ricco di paradossi, a fine lecitamente mercantili. Pare che Lui abbia vissuto questa
cosa – o la cosa simile che gli è comunque capitata, vedere il film – con forte
travaglio.
Sia la Critica che il film insistono sulle sofferenze di Wallace. "E’umano,
è rock, è fico, ci si può identificare"… Ma pensare a queste faccende di marketing
disturbava il mio leggere.
I libri di Foster Wallace, spesso pungolano efficacemente. Fai
altrettanto presto a dire “che razza di esaltato!” oppure “ammazza, che bello!”. Meno
immediata la reazione “questo mi sta fregando”. Impossibile l’indifferenza. Ci
sono tante diversioni sospette, ma perfino in alcune di esse c’è il “raggio
traente” alla Star Wars. Chi legge si sente coinvolto. E’ probabile, davvero.
Come avviene? Be’, intanto a chi dice che bisogna essere come l’artista per
emozionarci a ciò che egli fa io rispondo: stronzate! Avviene perché ti si
sveglia un ricordo, ti arriva un aforisma, ti sembra utile leggere…
Le parole
di questo gigantesco yeti americano ti chiamano in causa, possono portarti da qualche parte: se questo non è ciò che
cerchi, usa Infinite Jest per arrivare allo scaffale più in alto (potresti
trovare Philip Roth). Volevo dire, puoi sentirti coinvolto da chi è l’opposto
di te. Sia Bukowski che Dante possono coinvolgere lo stesso individuo, e non mi
dilungherò anche su questo. Il punto è che – simili o differenti – autore e lettore instaurano una forma di
relazione attraverso l’opera d’arte. Questo legame è fragile, e credo che
il Sistema debba essere in grado di salvaguardarlo
.
Nei libri che ho letto di Wallace io sento che, oltre alla
seduzione – talvolta dispersiva - io sono oggetto di una provocazione. Guardate, ho letto
tanta critica: pare che egli si credesse migliore del resto del mondo, o come minimo
ultimo arrivato nel gruppo dei Primi. Un provocatore snob? Ok, ammettiamo che
sia vero: perché non lasciamo stare l’individuo e ci concentriamo su cosa ha
fatto? Lui ha ripetuto che non voleva essere “uno che ha dei fans”. Lui non
voleva essere un brand. Ma noi vogliamo proprio identificarci, perché, oh è mooolto più emozionante! Insistiamo a volerci immedesimare. Bene,
benissimo: andiamo a chiedere La scopa del Sistema al libraio e vediamo che
succede!
"La Scopa"! (Tranquilli è solo una provocazione!)
La scopa del Sistema è il romanzo d’esordio di David Foster Wallace.
Trascrivo degli appunti che presi mentre leggevo quel romanzo: “Mi
sento spesso tirato, stimolato. Questo è sentirsi coinvolti. E a me piace. Mi
fa attivo. E’ intrattenimento? Sì; è commerciale? Certo, ma la cosa figa è che
mi fa andare il cervello a mille.” Vi sembra che me la stia tirando da
intellettuale? E chissenefrega. (E’ così, sì.)
Anche a me piace Die Hard, mi diverte; ma quello è un film
che va subìto, e si potrebbe ammettere che l’immedesimazione nel personaggio di
Bruce Willis è piuttosto illusoria. Finito il film, finisce tutto. Ci si sente vuoti! Invece una lettura difficoltosa,
seppur vivace, come di Infinite Jest o anche de “La Scopa”, mi diverte e mi
rende attivo, e “attivarmi” mi fa bene. Dura di più. Vi garantisco che è
qualcosa di erotico!
L’immedesimazione è meno facile in, ad esempio Lenore
Beadsman Jr (eroina de “La Scopa”), ma più realistica. L’abitudine a queste
relazioni con prodotti culturali (non con il logo) potrebbe addirittura far bene alla collettività. L’industria
dell’intrattenimento non deve accantonare la provocazione. Badare ai fatturati
trascurando i contenuti può minare le basi del Sistema stesso. Chi investe nella
cultura non può pensare di aumentare i margini all’infinito. Si elaborano
schemi e poi si sfruttano al massimo, ripetendoli finché c’è da spremerne un
quattrino (e un buon motivo per parlare di Foster Wallace è che lui non si è
ripetuto).
Non è aprendo h24 cinema e librerie che si consoliderà
l’industria dell’intrattenimento. Lasciateci dormire!
Su internet possiamo già comprare libri e film a qualsiasi
ora: non rende migliore l’umanità.
L’autore ha parlato molto del Sistema d’intrattenimento
americano. Davvero, molto! Non ne faccio un profeta,
solo anticiparvi che:
- egli non scioglie l’ambiguità delle sue scelte decisive, che
magari molte persone si aspettano di sciogliere grazie a una buona lettura, ma
- ha fatto in tempo a scrivere alcune battute acide contro
il Sistema dell’Editoria.
Battute che sopravviveranno alle opinioni. Ad esempio, in “La
Scopa”...
- pag. 67: leggerete che una truce segretaria zitella predice alle
attraenti dipendenti della Vigourous Edizioni il fallimento della loro azienda,
con questa formula: “Finirà che la vostra ditta fallisce. Una casa editrice a
Cleveland, cose da pazzi.”
Perché non leggere David Foster Wallace allora? Anche
se qualche amico potrebbe pensare che siete snob, o che vi atteggiate a nerd
impostori, non vi preoccupate troppo! Con una lettura che vi piace, fareste uno
shampoo ai vostri neuroni. E vi sentirete subito meglio.
Il Sistema, com’è oggi, in Italia, può danneggiare i libri,
i librai e le librerie? Certo, è possibile. E’ stato grazie alla lettura di
libri contemporanei (come ad esempio “24/7” di Crary) che ho pensato
all’eventualità che il Sistema di cui faccio parte potesse finire, implodendo,
facendosi male da dentro. Eppure non intendo far altro che stare nella
corrente. Cosa c’è di male se l’intrattenimento è artificioso, studiato e
pianificato? Su 10 libri degli autori top di oggi, quelli originali sono uno o
due. C’è qualcosa di cattivo, a parte lo sperpero di energia e carta? No. Non
cattivo, ma forse di sbagliato sì, e ci vedo dei rischi: disaffezione, noia,
logorìo del pubblico – a danno della lettura, non dei prodotti culturali in
genere.
Il Sistema è occupato a saziare una fame fine a sé stessa. Quasi tutti
quelli che ci lavorano, osservano con apatia il fenomeno. Penso a Mr. A. Portnoy, quello di “Lamento di
Portnoy” (Philip Roth): impiegato pubblico a New York,
dipartimento Discriminazione, è mio fratello gemello in ambito professionale. Dapprima
mosso dalle migliori intenzioni, egli troppo presto si adatta al Sistema, e cerca pure una
giustificazione. Ritiene che il proprio lavoro sia importante, come un baluardo
di Civiltà.
La spinta ideale sopravvive? O si è forse affievolita a vantaggio
di un quieto vivere? Un nuovo patto prima con sé stesso e poi con il Sistema. Sembre reggere. Poi: dubbi.
Va dallo psicologo. E’ una delle sue innumerevoli amanti, però, a inchiodarlo:
“tu non sei il nemico del sistema. Tu non sei neppure una sfida al sistema,
come hai l’aria di credere. Tu sei solo uno dei suoi poliziotti, un funzionario
stipendiato, un complice. Scusami ma devo dirti la verità: credi di servire la
giustizia, ma sei soltanto un lacchè della borghesia. Avete un sistema
intrinsecamente crudele […] e la tua attività […] è fare apparire legittimo e
morale tale sistema.” Finiremo tutti nel gorgo? Forse. Se si sminuisse,
delimitandolo o ignorandolo, il fattore “autore”, il Sistema non funzionerebbe?
Chi teme questo?
Prendiamo quella scopa: se anziché la spazzola, usassimo il
manico, e ci rompessimo la gabbia di vetro? Creatività! Ognuno potrebbe essere
la Scopa del Sistema.
(la traduzione di La scopa del sistema che ho letto io è a cura di Sergio C. Perroni)