Libri: L'ultima stagione, Il principe della nebbia
Parole: #viaggio, #famiglia, #benevolenza
" Amberson disse: Ti
amo Anne. Sì Anne, è questa l’essenza di tutto Anne. La morte non ci separerà!
Niente può separare un’essenza”
“... il domani sono le stelle
E io non so nulla delle stelle." – dalla Post-fazione
Da un romanzo stupendo di Mamet mi è tornata in mente questa frase:
“ci sono luoghi dedicati a meditazioni particolari" pag 251 Chicago (Mamet, 2018), ed era perfetta per parlare di Don Robertson e della sua terra delle Storie: Paradise Falls.
Benvenuti a Paradise Falls, U.S.A.
La cittadina di Paradise Falls esiste solo tra le pagine dei
libri di Don Robertson e da 4 anni è il posto
dove io medito. Se penso alle altre persone, non quelle a me più vicine, ma a quasi
tutte quelle che conosco e che, a causa della pandemia, non posso vedere, se
penso al volersi bene e alla bellezza dei piccoli gesti (quelli che non posso ancora
fare) il luogo adatto per rivolgermi a loro e meditarci su è un libro di Robertson. Un libro di
quelli ambientati a Paradise Falls. Ed è qui che “succede” tutta la vita, senza
limiti. Letteralmente. Viene pure in mente che le Grandi Amicizie sanno aspettare. Comunque:
Robertson ha fatto
quella che si può chiamare: LA SUMMA. Ci sono entrato: vediamo che ne esce
fuori?
Ho ancora pochi libri di Robertson, ma so già che ne
prenderò tanti e ci sarà una “ala Don” nella mia libreria volante, la mia “Libreria
Che Non Tocca Terra”.
Paradise Falls non esiste, ma è in Ohio e l’Ohio, mi dicono,
esiste. Quindi immaginiamoci un paese, un posto con poca gente parecchio bianca, molto diverso da città
come Springfield o Cleveland. Grandi pianure. Grandi strade. Tutti gli incroci
possibili. A Paradise Falls NO. Più BASICO, Più SEMPLICE, Più TABULA RASA:
possiamo assistere alla sua fondazione: colline, boschi e il fiume Paradise. Un
piccolo Eden. Robertson ci fa fare un magnifico viaggio nel tempo. A seconda
del libro che scegliamo di leggere, potremo immedesimarci nella vita americana
dell’Ottocento o del Novecento. Ci ho impiegato molto a leggere Robertson, e
col tempo vorrei parlare di ciascun libro (perché secondo me ognuno merita
tempo e spazio, e per ciascuno vorrei poter condividere una buona parte delle
emozioni e delle riflessioni che mi hanno suscitato). Ho scelto di cominciare
da un libro che in America è uscito nel 1974 e che non è il primo,
cronologicamente parlando, a essere ambientato a Paradise Falls. Scopriremo che Paradise
Falls non è solo un luogo letterario, ma molto, molto di più: è un simbolo ed
è una caratteristica speciale di questo scrittore molto amato negli USA.
E tra poco molto amato anche in Italia, grazie a Nicola Manuppelli, che
lo traduce.
La bellezza della normalità
Il titolo è L’ultima
stagione, in Italia dal 2017 grazie a Nutrimenti. Uno dei libri più ricchi che
io abbia letto finora. I protagonisti sono Mr. Amberson e sua moglie Anne.
Nella postfazione di Nicola Manuppelli leggo che Robertson
(da qui in poi: Don) raccontava la bellezza
della normalità (titolo originale: Praise the Human Season).
Ed era vero. Forse non posso parlare genericamente di Don, perché ha fatto tante
cose in carriera e io ho letto 4-5 libri suoi. Ma le conversazione con colui
che ha il merito di aver portato Don tra i lettori italiani, Manuppelli, mi
fanno sentire nel mondo Don, con
tutte le scarpe, con tutta la testa. E parla di normalità.
Non mi sarebbe stata necessaria per forza una pandemia per
desiderare un po’ di storie “normali” ambientate in un altro tempo. E’ da un
po’ che approfitto della lettura per ripararmi dal Presente. E’ il periodo dei
libri lunghi e delle Serie TV (ri-pe-ti-ti-ve). Robertson è stato l’incontro
perfetto. E’ arrivato al momento giusto.
Il libro di cui parlo oggi,
L’Ultima Stagione, l’ho letto nel 2017, mentre scrivo penso di comprare
l’ultimo volume arrivato: “La somma e il
totale di questo preciso momento”
Il 1971 è l’anno
dell’azione, e nel romanzo ci sono numerosi salti all’indietro - cadenzati con
ritmo attento, e quindi piacevoli. Perfetto! Come anche un altro particolare:
ci sono nugoli di personaggi – persone normali ma capaci di tutto (o forse
capaci di tutto PERCHE’ normali) e tante situazioni normali piuttosto varie
(dal cambiare una ruota al bisticcio con la nuora)che aiutano a sentirsi bene
dentro alla novella. Ha qualcosa del Decamerone, perchè è una storia fatta di storie- ma senza la claustrofobia.
Tutti e tutte le cose sono rappresentati per la loro
Bellezza naturale. Quello che si legge in postfazione è proprio vero. E ti
chiedi: davvero tutta ‘sta normalità è così bella? Speciale? Lo devo proprio
prendere questo libro?
Mah, io posso solo dire che quella normalità è amata, e che
Don la scrive come per dirci che lui voleva bene alle persone che gli hanno
ispirato personaggi e scene, e
che voleva scrivere
qualcosa di semplicemente umano.
Che quando qualcuno può essere amato diventa speciale, e a
vedere i suoi personaggi TUTTI POSSONO ESSERE AMATI. E’ l’intento che io sento nelle pagine di Don!
Questo libro me lo ha rivelato per primo, poi, gli altri di Don che ho letto finora
me lo hanno confermato.
Questi volumi sono Paradise Falls, in ordine cronologico |
La vita finisce: viva
la Vita!
Dura parlare di finitezza
eh? Sì, lo so (pure per me è dura, probabilmente non mi diverto, ma mi sento
bene a farlo).
L’ultima Stagione ha la finitezza in filigrana ogni pagina,
ma la fa vivere anche da personaggi giovani, e più sono giovani più sono
divertenti (le scene con Sherry la pazzoide sonno molto comiche). Qualcosa che da slancio per alcuni, e che è un freno per altri. E tutto si lega, ma non si spiega: "Più vivi e meno ne capisci".
Ricordo bene un passaggio in “Il Principe della Nebbia” di
Ruiz Zafon su questo argomento: “la vita si divide in 3 periodi. Nel primo non
si pensa nemmeno che si invecchierà […] ne che dal giorno in cui nasciamo
camminiamo verso un'unica fine. Nel secondo periodo ci si rende conto della
fragilità della propria esistenza, e quella che all’inizio è una semplice
inquietudine va crescendo come un mare di dubbi e incertezze che ti accompagnano
per il resto dei giorni. Il terzo …” sono nel secondo periodo.
Era solo un romanzetto horror, il primo passo di una
carriera notevole, e, pure se rivolto ai ragazzi, faceva prendere atto della
fragilità e della finitezza. Visto il successivo favore di pubblico spettato a
Zafon, a maggiore ragione il tema non deve essere tabù; in questo libro di Don
è molto più marcato.
[Un altro tema che ho trovato è la ricerca di un senso generale
della vita, e dentro a questo un desiderio di “mettere a posto le cose”, dove
le “cose” non sono l’auto dei nonni mummificata in garage o l’anta
dell’armadio… E il senso generale che intendo è a la Robinson, è un senso concreto fatto di relazioni coerenti,
fatto di pezzi di vita che stanno insieme tra loro (esempi: ho vissuto bene con
chi amo, se amo o no veramente
qualcuno, i conti con il mio lavoro danno un bilancio soddisfacente?).]
AL MOMENTO è IL MIO ROMANZO PREFERITO TRA QUELLI DEGLI ULTIMI 10 ANNI.