Libri: Lezioni Americane, di Italo #Calvino Atlante Leggendario delle Strade
d’Islanda (a cura di J.R. Hjàlmarsson)
Parole: viaggio, giro, leggendario, paesaggio, linguaggio
Leggere Italo Calvino nel 2023
è speciale: si partecipa a un rito collettivo, perché recentemente tanti lo
leggono e parlano di lui per via del centenario. Questo libro raccoglie delle
lezioni tenute da Calvino a Harvard negli anni 80. È un volumetto che oggi
torna utile per chi si è accorto (!) che il modo di comunicare è molto più
veloce di una decina di anni fa, e per chi si sente un po’ di disagio dato che
ama andar piano.
In alcuni passaggi delle
conferenze, e quindi anche del libro, Calvino fa sfoggio di auto-ironia, cosa che
è sempre un dono per chi legge.
Era corteggiato dagli Stati
Uniti, aveva successo, ma egli non invita affatto a essere Calvino! Fa
capire, più modestamente, che una inziale lentezza può portare a risultanti
efficaci e precisi.
Mi è venuto in mente Calvino
perché mi servirà, appunto, il ritmo: arriva settembre… si ricomincia con la
routine! Lui ha sempre un ritmo, e io trovo questo un tratto molto
popolare, che aiuta a leggerlo. Poi dalla lettura è emerso un brano, corto, che
oggi mi torna utile:
“Nella mia predilezione per l’avventura
e la fiaba, cercavo sempre l’equivalente d’un’energia interiore, d’un
movimento della mente. Ho puntato sull’immagine, e sul movimento che
dall’immagine scaturisce naturalmente, pur sempre sapendo che non si può
parlare di un risultato letterario finché questa corrente dell’immaginazione
non è diventata parola. Sono convinto che scrivere prosa non dovrebbe essere
diverso dallo scrivere poesia; in entrambi i casi è ricerca di un’espressione
necessaria, unica, densa e memorabile. È difficile continuare a tendere a
questo in opere molto lunghe. D’altronde il mio temperamento mi porta a
realizzarmi meglio in testi brevi: la mia opera è fatta in gran parte di
short stories.”
Oggi i poeti rappano. Oggi chi
punta sull’immagine crea reels e stories, coi fumetti attaccati sopra, per
giunta.
Ho fatto di recente un viaggio
con la famiglia in Islanda, e abbiamo usato come guida il libro Atlante
leggendario delle strade d’Islanda. Raccoglie sessanta storie brevi in
212 pagine. Il viaggio si è sviluppato ricalcando la Strada Statale 1 che fa il
giro dell’Islanda, esattamente come “tracciato” dall’Atlante Leggendario. É un
volume pieno di immagini e favole tramandate dalla cultura di quel Paese
spettacolare; ricorda Calvino per la breve durata dei brani, per l’energia
interiore e per lo spirito fiabesco che emana. Spirito che ho ritrovato in
alcuni autori islandesi, mescolato spesso con una certa precisione e concisione
del linguaggio. Reykjavik, città di mare e di arte, mi pare un centro di
gravità per tutto ciò che riguarda la gente d’Islanda, e capace di realizzare
la sintesi di poesia e prosa che favorirà, sono sicuro, la salute di questo
popolo. Durante il viaggio ho girato un po’ la città e mi piace condividere una
mia, una nostra, esperienza.
La Statale 1 nei Fiordi Orientali |
Per questa Capitale mi pare che la definizione migliore sia quella dei miei giovani compagni di viaggio: “molto bella”. Gli abitanti si siedono nei ristoranti in canottiera e sandali. I turisti si riconoscono dal vestiario: sembrano tutti montanari pronti per un’escursione imminente. La città è costellata da installazioni d’arte e da mini-mostre. C’è un museo del punk in un sottopassaggio di Bankastræti, 101 Reykjavík!
É una piccola, dinamica, bella
città di mare (anzi “molto bella”), col cantiere navale, i palazzi più alti di
tutto il Paese, i marchi globali. Un sole schietto. L’arietta che viene da
nord. I gabbiani esagitati dal menù gratis.
Reykjavìk ha quattro librerie
in centro. La mia preferita vende soprattutto musica e tratta solo in parte i
libri. Si chiama con un numero, 12 Tònar, costringendomi, così a ricordarla per
sempre come Dodici Toni.
Appena entrato ho visto un
mucchio di libri di Stefànsson, addossati a una finestra; i titoli erano in
islandese, a differenza di quelli presenti alla libreria Pennin Eymundsson (che
li aveva in inglese); su quel davanzale c’erano SOLO libri di Stefànsson, e
questo era curioso. Prima di domandarlo alla libraia, lei mi parla piano piano
dicendo pressappoco questo: «il vulcano è appena eruttato, avete saputo?»
Come?
Ero intontito. Il nostro volo…
La libraia ha ripetuto adagio
adagio: «… è iniziato appena venti minuti fa».
Tornato alla realtà ho ripreso
a gironzolare tra gli scaffali e i cassettoni.
La libreria - discheria è
calda. È su due piani. Quello superiore attraversa l’intero stabile, con luce
da quattro lati: la cosa migliore per un luogo dove si vuole leggere; è stato
il secondo luogo in città dove ho visto una grande (e “molto bella”) massa di
vinili, come non ne vedevo da venti anni. Vendono anche pezzi di seconda mano.
Si scende con una scala a chiocciola. Ho chiesto se si potesse scendere.
Siamo scesi. Il piano di sotto è tinteggiato di blu marino, di bianco e di
grigio. C’è un salotto, tre divani e tutto è tepore, perfino i cuscini IKEA; è
come se ti si inviti a fermarti lì, in attesa. Di una ispirazione. O meglio: in
cerca di una ispirazione: “molto bella”.
Parco nazionale Skaftafell, lungo la Statale 1, Islanda meridionale |
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