martedì 31 agosto 2021

IL BIMBETTO ALBERTO GIRONZOLA A TRASTEVERE

 Libri: A Roma con Alberto Sordi, A Roma con Nino Manfredi

Parole: dopoguerra, cinema, irripetibile, varietà

Persone: Albertone, Nino 

La copertina del volume su Sordi, grafica di Maurizio Ceccato
La copertina del volume su Sordi  
 

Alberto de noantri, Alberto di tutti

.... Come è, come non è, s’era fatta l’ora di andare in parrocchia, alle prove del coro. “E daje, annàmo va’” pensa il ragazzino, tirandosi su dal letto pigramente.

«A Ma’, io vado!»

«Va bene Alberto, al  ritorno passa dal fornaio, piglia il pane e... digli di segnare».

E esce, Alberto, dalla palazzina in via San Cosimato 7. S’incammina dentro a Trastevere. Deve arrivare a Santa Prisca, la chiesa dove fa il chierichetto e canta, nel coro. 

I sanpietrini sotto alle scarpette, gli occhietti che chiedono pietà al sole del mattino e il passo leggero di un bambino magro magro. Ultimo nato di quattro, e allora, capirai, "Cocco de mamma" - e cocco delle sorelle. 

La luce che lustra tutto. La strada. Gli intonaci. Roma, fine Anni Venti. 

Papà suona al Teatro dell’Opera, però, pure se in chiesa c’erano l’amichetti, a Alberto non gli sconfinferava tanto di andare a cantare, specie nel coro: regolare come un reggimento, prevedibile come il caldo d'agosto.

Lui si divertiva ad attirare l’attenzione in mezzo al gruppone dei chierichetti, e quando c’era da cantare, cantava,"E daje: cantàmo". E come no? Alberto bimbetto non perdeva occasione.

Però si divertiva di più ad agitare l’incenso. Eh sì, dai: gira gira gira, giri sempre più ampi, con quel fumo, con l’odore, le volute, le fantasticherie. Ci manca poco che parte e... PUMM!

Gli effetti speciali! No, ma dico: vuoi mettere tutto questo col coro?

Alberto ragazzino cammina e saluta: un caldarostaro di qua, un lattaio di là, il mosciarellaro, il bruscolinaro. Tira dritto, ma c’ha un sorriso pe’ ognuno. Forse perchè è uno de noantri. Forse perché quel bambino coi capelli biondi e gli occhi chiari piace un po’ a tutti.

Passa pure davanti ai teatri di Trastevere. Oltrepassandoli, gira la testa indietro. Chissà a che sta pensando.

 Alberto, datte una mossa, che c’è er coro!

Sono due chilometri di strada… lungo quella strada immaginata mi riprendo, mi desto e torno alla realtà. Un monopattino mi è appena sfrecciato affianco. Il libro A Roma con Alberto Sordi, uscito nel maggio del 2020, mi ha fatto viaggiare nel tempo e nello spazio. Tutto questo l'ho immaginato leggendo queste pagine ben cadenzate e piene, strapiene d'affetto.

Una lettura che non è "d'evasione", ne di altro genere: è Varietà

Mi sono ritrovato, poi, negli anni Trenta a Roma, a spasso per Trastevere con un ragazzetto di nome Alberto Sordi. E il merito è di Nicola Manuppelli. 

Questa estate sono andato in vacanza a Roma e ho passato un giorno in centro ripercorrendo i vicoli e le piazze raccolti in questo bel libro. Dal Teatro dell'Opera all'Aventino, da Piazza Trilussa a Via Veneto, passando per il Sistina. Però con una luce nuova. Irripetibile.

Un libro strano se si è lettori di quelli categorici, perché la categoria non c’è. Un libro sorprendente se si legge per il puro gusto della curiosità. L’ho letto soprattutto come biografia, ma a fine lettura lo avrei sistemato in un reparto ideale. Che non ho ancor visto nelle librerie, eppure avrebbe decine e decine di volumi: “Cinema & Roma”. Perché Alberto Sordi E’ il cinema italiano.

Perché Alberto Sordi E’ Roma.            (E comunque, adesso, sta nel reparto “libri di Nicola”)

E’ un atto d’amore per il cinema da parte di questo scrittore, assatanato di Roma. E’ talmente ossessionato dalla Città Eterna che temo stia studiando il modo di farsi dare la cittadinanza onoraria. Oltre ad aver pubblicato nel 2018 un romanzo ambientato a Roma, quest’anno ha sfornato: 

A Roma con Nino Manfredi 

(Giulio Perrone editore, € 15)  e quindi...

la Tera di copertina, con segnalibro da staccare
La terza di copertina del volume su Nino, col segnalibro

... C'è pure Nino!

 Bisognerà parlare anche di questa novità: l’ho letta e mi è piaciuta molto (io voglio bene a Manfredi come a un parente). Merita tanto spazio. Tutto suo. 

Sta sempre all'ombra d'altri, Nino. E mo' no eh, pe' piacere! 

Perché, vedete, escono tanti tanti libri e chi prova a starci dietro perde il filo… ed è invece buona cosa tenerlo, il filo, che ci sia qualcosa a tenere unite le nostre letture.  Escono tante tante notizie e ci sono tante tante cose da fare. Adesso c’è la Mostra del Cinema di Venezia e si parlerà di Nino Manfredi. Ecco: io salto il turnom ma alla prossima occasione scrivo qualcosa sulla gemma di Nicola, dedicata a Nino. 

Sia la lettura su Sordi che quella su Manfredi sono state proprio una bella, tranquilla pausa: direi Pausa Caffè. 

"Più lo mandi giù e più ti tira su."

A Roma con Alberto Sordi è un inizio. Un inizio col botto. Tira aria di trilogia.

Vedere Sordi con occhi nuovi

Il personaggio è arci-noto, e ci voleva una chiave di lettura nuova. Con un misto tra venerazione da fan e divulgazione da “uno che la sa’”, Manuppelli ha trovato la sua chiave, il suo punto di accesso; è riuscito a generare qualcosa di nuovo su Sordi partendo, praticamente, da casa sua. Semplice. Come? scegliendo Roma e la sua genuinità: l'Albertone nazionale non era un divo e nemmeno un santo, ma arrivava a tutti, perchè all'attore fine si univa l'osservatore bonario e indulgente della società. Il collage variegato creato da Manuppelli ce lo restituisce in una umanità che ci riconcilia con la fama e col nostro essere continuamente e gratuitamente giudici. Chi più chi meno. 

Sordi era un attore conosciuto da tutti perché faceva il varietà, e non per i David di Donatello vinti. Sapeva cosa era l'immediatezza. Ne era maestro. Gliene siamo debitori.

Questa penna porta a Roma

L’autore ha la passione del cinema e non avrebbe bisogno di mettersi a studiare per produrre della buona narrativa parlando di film. Però ha pure studiato. Ha fatto tanta ricerca per riempire e legare le fasi del libro, soprattutto perché intendeva parlare come si deve di Roma, la Città Infinita. 

La ricerca, però, non sarebbe dovuta diventare un ostacolo: c'era il rischio di far assomigliare a un saggio quello che è, in fin dei conti un encomio innamorato. Un dolce canto. O piuttosto una dichiarazione d’amore, una confessione. Fatta con la penna (si vocifera di taccuini neri zeppi di appunti). Rischio schivato alla grande! I capitoli scorrono molto più lieti del biondo Tevere. Ho detto biondo? be', proprio biondo biondo...

Attraversando la città di queste pagine, ho imparato molte cose sul cinema e sui registi della vecchia scuola. Mettere vicine letture di questo tipo moltiplica l'effetto "farsi un'idea" invece che sommare due unità. Anche il libro di Luca Manfredi su suo padre e il volume curato dalla famiglia Proietti su Gigi (Ndo cojo cojo, Rizzoli 2021) hanno contribuito al mio nuovo approccio al cinema italiano. 

Per i lettori che hanno vissuto in tempo reale le carriere dei attori laziali sarà un'iniezione di fiducia. L'italia dalla quale sono emersi versava in acque ben peggiori di quelle, drammatiche, in cui viviamo oggi noi tutti a causa della #pandemia. 

Riaprono i cinema: abbuffiamoci

Adesso riaprono i cinema: io ne sono felice e ne approfitterò, ma nel frattempo sono stato al cinema coi i libri. Perchè la lettura rende possibile anche ciò che ci è impedito.

Mi sono interessato a Vittorio De Sica e ad Eduardo De Filippo. Ho rivisto la Roma dei miei nonni.

Ho ritrovato un po’ il mio Paese attraverso le difficoltà raccontate da Sordi; ho visto i miei nonni. Un poco ho rivisto pure me stesso, ma non come sono: come vorrei essere stato.

Più testardo, più coraggioso, più bravo. Come era Alberto Sordi.