mercoledì 30 agosto 2023

Le Storie Brevi di Calvino spiegate da lui medesimo

Libri: Lezioni Americane, di Italo #Calvino Atlante Leggendario delle Strade d’Islanda (a cura di J.R. Hjàlmarsson)

Parole: viaggio, giro, leggendario, paesaggio, linguaggio

Leggere Italo Calvino nel 2023 è speciale: si partecipa a un rito collettivo, perché recentemente tanti lo leggono e parlano di lui per via del centenario. Questo libro raccoglie delle lezioni tenute da Calvino a Harvard negli anni 80. È un volumetto che oggi torna utile per chi si è accorto (!) che il modo di comunicare è molto più veloce di una decina di anni fa, e per chi si sente un po’ di disagio dato che ama andar piano.

In alcuni passaggi delle conferenze, e quindi anche del libro, Calvino fa sfoggio di auto-ironia, cosa che è sempre un dono per chi legge.

Era corteggiato dagli Stati Uniti, aveva successo, ma egli non invita affatto a essere Calvino! Fa capire, più modestamente, che una inziale lentezza può portare a risultanti efficaci e precisi.

Mi è venuto in mente Calvino perché mi servirà, appunto, il ritmo: arriva settembre… si ricomincia con la routine! Lui ha sempre un ritmo, e io trovo questo un tratto molto popolare, che aiuta a leggerlo. Poi dalla lettura è emerso un brano, corto, che oggi mi torna utile:

“Nella mia predilezione per l’avventura e la fiaba, cercavo sempre l’equivalente d’un’energia interiore, d’un movimento della mente. Ho puntato sull’immagine, e sul movimento che dall’immagine scaturisce naturalmente, pur sempre sapendo che non si può parlare di un risultato letterario finché questa corrente dell’immaginazione non è diventata parola. Sono convinto che scrivere prosa non dovrebbe essere diverso dallo scrivere poesia; in entrambi i casi è ricerca di un’espressione necessaria, unica, densa e memorabile. È difficile continuare a tendere a questo in opere molto lunghe. D’altronde il mio temperamento mi porta a realizzarmi meglio in testi brevi: la mia opera è fatta in gran parte di short stories.”

Oggi i poeti rappano. Oggi chi punta sull’immagine crea reels e stories, coi fumetti attaccati sopra, per giunta.

Ho fatto di recente un viaggio con la famiglia in Islanda, e abbiamo usato come guida il libro Atlante leggendario delle strade d’Islanda. Raccoglie sessanta storie brevi in 212 pagine. Il viaggio si è sviluppato ricalcando la Strada Statale 1 che fa il giro dell’Islanda, esattamente come “tracciato” dall’Atlante Leggendario. É un volume pieno di immagini e favole tramandate dalla cultura di quel Paese spettacolare; ricorda Calvino per la breve durata dei brani, per l’energia interiore e per lo spirito fiabesco che emana. Spirito che ho ritrovato in alcuni autori islandesi, mescolato spesso con una certa precisione e concisione del linguaggio. Reykjavik, città di mare e di arte, mi pare un centro di gravità per tutto ciò che riguarda la gente d’Islanda, e capace di realizzare la sintesi di poesia e prosa che favorirà, sono sicuro, la salute di questo popolo. Durante il viaggio ho girato un po’ la città e mi piace condividere una mia, una nostra, esperienza.

La Statale 1 nei Fiordi Orientali

Per questa Capitale mi pare che la definizione migliore sia quella dei miei giovani compagni di viaggio: “molto bella”. Gli abitanti si siedono nei ristoranti in canottiera e sandali. I turisti si riconoscono dal vestiario: sembrano tutti montanari pronti per un’escursione imminente. La città è costellata da installazioni d’arte e da mini-mostre. C’è un museo del punk in un sottopassaggio di Bankastræti, 101 Reykjavík!

É una piccola, dinamica, bella città di mare (anzi “molto bella”), col cantiere navale, i palazzi più alti di tutto il Paese, i marchi globali. Un sole schietto. L’arietta che viene da nord. I gabbiani esagitati dal menù gratis.

Reykjavìk ha quattro librerie in centro. La mia preferita vende soprattutto musica e tratta solo in parte i libri. Si chiama con un numero, 12 Tònar, costringendomi, così a ricordarla per sempre come Dodici Toni.



 

Appena entrato ho visto un mucchio di libri di Stefànsson, addossati a una finestra; i titoli erano in islandese, a differenza di quelli presenti alla libreria Pennin Eymundsson (che li aveva in inglese); su quel davanzale c’erano SOLO libri di Stefànsson, e questo era curioso. Prima di domandarlo alla libraia, lei mi parla piano piano dicendo pressappoco questo: «il vulcano è appena eruttato, avete saputo?»

Come?

Ero intontito. Il nostro volo…

La libraia ha ripetuto adagio adagio: «… è iniziato appena venti minuti fa».

Tornato alla realtà ho ripreso a gironzolare tra gli scaffali e i cassettoni.

La libreria - discheria è calda. È su due piani. Quello superiore attraversa l’intero stabile, con luce da quattro lati: la cosa migliore per un luogo dove si vuole leggere; è stato il secondo luogo in città dove ho visto una grande (e “molto bella”) massa di vinili, come non ne vedevo da venti anni. Vendono anche pezzi di seconda mano. Si scende con una scala a chiocciola. Ho chiesto se si potesse scendere. Siamo scesi. Il piano di sotto è tinteggiato di blu marino, di bianco e di grigio. C’è un salotto, tre divani e tutto è tepore, perfino i cuscini IKEA; è come se ti si inviti a fermarti lì, in attesa. Di una ispirazione. O meglio: in cerca di una ispirazione: “molto bella”.

Parco nazionale Skaftafell, lungo la Statale 1, Islanda meridionale