sabato 31 dicembre 2022

Stefànsson: l'autore dell'anno

Libri: GRANDE COME L'UNIVERSO, La tua assenza è tenebra, Luce d'estate, Paradiso e inferno.

Parole: legàmi, eredità, scelte di comodo, coraggio, disoccupazione, scrittura curativa

Stefànsson è un autore che ha raggiunto il successo anche in Italia. Tuttavia la sua fama non è ancora all'altezza della sua bravura. Mi piacerebbe testimoniare i motivi del suo successo e fornire un testo breve in grado di convincere chiunque a farsi il regalo di leggere le sue opere.

Mi censurerò in quanto a durata del post, tanto ne seguiranno altri, perchè se Stefànsson è l'autore dell'anno 2022, c'è tutto il 2023 per parlare di lui. 

Questo romanzo si svolge in più periodi da inizio 900 a oggi, e le parti nel presente sono ambientate a Keflavìk. Un ex luogo, in cui abbondano solo la disoccupazione e il vento.

Il signor Ari lo conosciamo perchè viene descritto da una voce fuori campo. 

 

Lo scrittore e i suoi personaggi

E’ un cinquantenne in conflitto con sé stesso. Possedeva il talento della scrittura, e per un lungo periodo della vita l’attività di scrittore gli diede reddito e fama. 

Ha mollato: la vita da artista sostituita da una vita che considerava più comoda; qulcuno però non gli ha mai voltato le spalle. Ad esempio, il suo cugino preferito, Asmundur, che considera un faro, la persona a cui fare riferimento quando si sente confuso; di fatto Asmundur è co-protagonista di questa bella, possente saga islandese.

Ari ha una zia di nome Lilla, alla quale è molto legato, chissà perché: Lilla è una donna anziana che non da mai segno di accendersi per una passione. Nella sua vita, in tutto, ha scritto una poesia, e quella poesia è per la morte della sua adorata figlia: Làra. La scrittura...

Lilla subiva dal suo compagno accuse riguardo al proprio mal di cuore: “provi un dolore esagerato!” (per la perdita di Làra) le urlava. Tuttavia, gli è sopravvissuta. Serbando l'amore per Làra.

Lilla aveva un padre ubriacone. E due fratelli.



Ecco Ari in una frase, da post sintetico: “sembra che abbia offeso tutti”, in che modo? Smettendo di scrivere!

Jakob, padre di Ari, è protagonista della prima generazione in azione in questa bella, breve, saga familiare. E' un pescatore formidabile. 

E' uomo che tutti rispettano. E che qualcuno invidia.

Svavar è amico da trent'anni di Ari. E' pure vicino di casa di Snaefridur, donna emancipata di cui è innamorato. Non trova il coraggio di parlarle. Egli è uno dei tanti uomini che impallidiscono di fronte alle eroine create da Stefànsson.

La Matrigna di Ari appare solo in poche pagine. Un personaggio incredibile, che all'inizio viene chiamata La ragazza di Strandir. Strandir è la parola islandese per "spiaggia", e le spiagge d'Islanda sono quasi tutte nere. Sono molto amate dai pescatori. Pagine romantiche e piene di ribellione.

Ari, quando era giovanissimo –  quindi al tempo in cui molti lo chiamavano il Professore, proprio perché “scriveva” – lavorava nel comparto pesce, possedeva una Saab con cui scarrozzava la comitiva di alienati e sembrava destinato all'oblio. Poi brillò, poi lasciò spazio alle aspettative di altre persone, e finì per sposarsi, "con una danese", diventare padre, lavorare e, quindi, smarrirsi. Segue un certo schema, un certo programma di vita, se mi spiego bene, per non essere costretto a individuare il proprio, fa come se uno schema "consigliato" fosse certamente adatto a lui. Questo comportamento diviene più importante per Stefànsson nel suo libro La Tua Assenza è Tenebra, che ti consiglio di leggere presto, perché è fresco fresco. 

Tanti personaggi hanno la propria dignità sotto al cielo. I loro pensieri vari, ciascuno sotto alle stelle e sotto alle nuvole, ci servono tutti: ci fanno godere la lettura e, a volte, ci fanno riconoscere idee nostre. E quella volta comincia un'altra storia...

 

Lo scrittore e i suoi luoghi

Prendo come simbolo le parole di pag. 112: “le parole sono un vulcano, un magma che deve fuoriuscire”. Ci dicono molto: ci dicono che le caratteristiche geografiche dell’Islanda contaminano la scrittura di Stefànsson, ci dicono che questo libro è in parte autobiografico, dal momento che Stefànsson nel tour di presentazione del suo ultimo romanzo ha parlato di un periodo della sua vita in cui gli risultava impossibile evitare di scrivere. Fu da allora che decise di spendersi unicamente nella scrittura, lasciando la sua occupazione precedente; ci dicono che per l’autore è importante trasmettere il senso di liberazione e rappacificazione della scrittura, infatti queste parole riguardano il protagonista della storia. 

Se le parole non escono, fanno danno, dentro di noi; esse devono uscire.

Alla fine, questo è ciò che tiene “attivo” questo blog. Una lunga colonna piena di silenzi che assomiglia a un vulcano dormiente.

 

Testimoniare i benefici della Scrittura

Dal mese di maggio, la mia occupazione, ovvero il lavoro grazie al quale guadagno quanto mi basta, ha assorbito molto più tempo del previsto - per mie difficoltà, superate; questa è la scusa (la principale, ma non l’unica) che posso accampare per la latitanza. Non ho un pubblico a cui rispondere, e quindi siamo, se vuoi, nel campo della “testimonianza”. Ho però un messaggio: scrivere Fa Bene!

Non mi scuso perché non c’è nessuno con cui scusarsi, ma mi sento un po' in colpa. Trovo terapeutico scrivere (e pubblicare) il piccolo paradosso che ho vissuto quest'anno: aver dedicato tanto tempo a leggere ma avere tenuto il blog dormiente. Il vulcano è attivo, ma dorme. Scrivere richiede molto più tempo che leggere, e dato che il mio lavoro ha richiesto tanto tempo in più (tutto meritato! Se qualche collega legge: GRAZIE MAE, ti voglio bene!) non sono riuscito a scrivere quanto volevo. Ho sentito la mancanza della scrittura pubblicata: è sempre un brivido piacevole! 

 

Un distillato, del 2022

Eccovi manciate di parole per alcuni dei libri letti in questo anno, che in totale, sono stati 25:

1 Lo strano caso del dr Jekyll e mr Hyde: un giallo veloce e conturbante che dovrebbe essere letto da tutti coloro che abbiano compiuto 13 anni.

2 Canne al vento: Deledda colonna portante della nostra letteratura, personaggi forti, paesaggio vivo.

3 Metà di un sole giallo: il Biafra come specchio delle guerre contemporanee, gli intellettuali e la lotta di classe, quella vera, trasversale e universale.

4 La casa degli spiriti: Allende che dipinge, carica di incanto, un quadro ricchissimo eppure antico. Donne mediatrici tra una concretezza tutta maschile nei fatti sconfitta dai sentimenti, incarnati dalle sole donne per tutta la durata del romanzo, e l'irriducibile prevalenza di forze che non sono umane. Donne forti, donne diverse, donne che perdonano degli strupatori (mi riferisco alla giovane nipote Alba, che va da Esteban Trueba vecchissimo, rattrappito ma ancora impenitente, lei, donna violentata da uomini delle forze dell’ordine, che consola senza rimproveri suo nonno, stupratore).

5 Quando tutte le donne del mondo: antologia da S. De Beauvoir. Mi ha consentito di accettare di essermi installato nella mediocrità dopo la pandemia, come lei riferisce riguardo ad alcune donne degli anni 70, che dopo le lotte fatte da altre, si accontentavano senza portare avanti il discorso e l'azione (pag. 25 dell'edizione Einaudi Tascabili).

sabato 30 aprile 2022

Francesco Daveri, un piacentino indimenticabile


Libro: L'Avvocato di Dio

Parole: #fede #resistenza #antifascismo impegno

Qualche volta, a chi legge molto, càpita di scegliere la lettura come riparo dalla realtà.

La realtà più orribile, però, non lascia scampo. Solo i pazzi e gli ignoranti purissimi 100% ne restano fuori.

Nel corso del primo anno di pandemia io ho raddoppiato le pagine lette. Mi riparavo. Stavo molto meglio mentre leggevo, eppure non cambiavo una virgola dell’orribile realtà in cui ero immerso. Potevo però tentare di non pensarci. Vorrei essere lieve, ma non è periodo...

Leili Maria Kalamian ha scritto un romanzo che non lascia scampo, perché il suo L’avvocato di Dio porta il lettore nei luoghi della guerra civile italiana e al punto di non ritorno a cui essa ha condotto molti nostri concittadini: i campi di concentramento.

Io – parlo da consumatore – ho sempre avuto avversione per le iniziative librarie sul Giorno della Memoria, perché, a loro modo, si intromettevano su una tragedia e soprattutto perché le trovavo distratte e forzate. Sperando che qualcuno entrasse PER il Giorno della Memoria, si facevano vetrine PER il Giorno della Memoria. Mi chiedevo: ma incide? Ma è utile alla collettività? Ne dubitavo.

Perché? Perché le vetrine durano una settimana e poi si passa alla trovata successiva – che potrebbe essere il Carnevale o, che so, San Valentino. E le cose sono ben distinte, direi. Si passa in pochi giorni dalla campagna “Per non dimenticare” alla campagna “Se ami, dillo con un libro”. Queste cose servono a vendere i libri. A noi – a TUTTI noi - serve ALTRO. Ci serve che i libri su olocausto, guerra e barbarie simili VENGANO LETTI. E ci serve un’altra cosa: che quei libri vengano scritti. E scritti. E scritti ancora.

Che si faccia ricerca, e memoria, e ancora ricerca, e ancora memoria.

Perché? Perché i testimoni muoiono

 e perché l’essere umano è sopravvalutato.

Leili Maria Kalamian ha scritto un libro focalizzandosi sulla figura di Francesco Daveri, giovane avvocato piacentino morto prigioniero vicino a Mathausen a soli 42 anni.

Il lavoro di Leili è stato lungo e profondo. Posso scriverlo perché in corso d’opera (leggi: #pandemia) ci siamo sentiti. A un certo punto il tanto materiale ha preso forma e lei ha deciso di pubblicare, così, il suo primo romanzo. E ha fatto bene! Alla memoria di quell’uomo straordinario, a sua figlia, la signora Maria Pia Daveri, e ha fatto bene a tutti quelli che lo leggeranno. Perché è un bellissimo romanzo. Storico, per l’accuratezza, e fantastico, per la statura morale del protagonista, ma questi due aspetti insieme non fanno che la metà del valore del libro, perché Leili ha raccolto e pubblicato nello stesso volume anche le lettere di Daveri!

Lorenzo Bianchi, Emilio, Cecchino = tutti i nomi di un santo laico: Francesco Daveri. Un personaggio che merita di essere ricordato per quanto fortemente ha sperato. Era un uomo di azione, ma spinto da una speranza potente che veniva da un luogo lontano e misterioso. Era un uomo che ha avuto e SOPRATTUTTO dato speranza, non un capo facinoroso, ma un leader gentile. Rinunciò alla salvezza per essere utile all’Italia. Penso che sia utile oggi sentire questa fiducia, e ricordare chi si è impegnato per gli altri, soprattutto se subodoriamo, leggendo, che è stato tradito. Sarebbe stupido dire: “fidarsi è bene non fidarsi è meglio”: significa perdere di vista la posta in gioco. Mentre leggevo ho pensato “questo avvocatino è intelligente, sapeva di rischiare che qualcuno lo vendesse”.

Ci sono le lettere del fondo Berti tra compagni di lotta, lotta decisiva per la liberazione. Lettere da San Vittore, dove rimase fino al 16 gennaio del 1945. Tre mesi dopo morì nel Campo di Gusen II.

Sono lettere operative, e innamorate, forti e garbate nonostante le costrizioni e la stanchezza. Una di queste, per la moglie, contiene la confessione di una passione irrefrenabile: quella per… La politica! Daveri incarna l’eroismo politico: quanto è lontano quell’eroe dai nostri giorni? Quanto è lontano il mio spirito da quell’essere coraggioso e generoso? Tanto.

Una lontananza incalcolabile, che però questo libro, in modo misterioso, è riuscito a quantificare. Ho capito 2 cose nuove: a) che la politica non è filosofia, al massimo contiene della filosofia (come contiene altre funzioni), e b) che senza l’urgenza siamo tutti ciarlatani. Io stesso, proprio ora, starei scrivendo a vànvera se scrivessi per indicare, per additare ad altri una figura sfocata, persa nel lontano 1945. Ma questo libro ha rilanciato quella figura, la fa più prossima. È ora abbastanza vicina perché io mi ci possa specchiare e confrontare. E mi sta facendo riflettere. E non è parlare a vanvera. Perché NON ve la sto indicando. La sto guardando. Posso ascoltarla.

Per questo ringrazio la mia amica Leili.

Ha avuto memoria (tutto parte dai cimeli di suo nonno materno, Giuseppe Gardi).

Ha fatto ricerca (almeno 3 anni, ma potrei essere stato basso).

Ha scritto un nuovo libro (che vale due libri! Perché al romanzo seguono appendici preziose).

Il romanzo è avvincente e il suo radicamento nella storia mi impedisce di scrivere qui i passaggi che ho preferito. Verrebbe male. Ci sono civismo, tante fede, amore e sacrificio, ricostruiti con ritmo e assemblati con originalità per una trama che fila. Ci sono degli avanti indietro che vanno seguiti con una certa attenzione. Tuttavia, poche righe per tratteggiare i suoi estremi possono fargli onore “le scrivo”: vediamo... Cosa voleva l’avvocato Francesco Daveri dalla battaglia a cui si era consacrato? Che tra italiani e stranieri, sia i primi alleati tedeschi che i liberatori, e che tra italiani di Salò e il resto della popolazione nazionale non trovasse posto solo la giustizia, cui lui teneva molto, ma anche la misericordia.

“Anche Cecchino avrebbe voluto così: 

la misericordia per uscire dalla spirale di violenza.”

Con l’Appendice B Lettere (pagina 145) entriamo in un altro libro. La stessa storia viene “rianimata” da alcune lettere. Si tratta di documenti del 1944 e del 1945, consultabili nell’Archivio di Palazzo Farnese. Le lettere di Daveri a don Firmino Biffi sono tutte le mie preferite: in particolare quelle scritte quando Daveri si trovava in esilio, ed era quindi lontano da sua moglie, dai figli e dai suoi amici. E’ come interpretare dei bagliori di luce in un antro oscuro: Daveri sente di credere fortemente in quel che fa, e spiega a sé stesso il senso del sacrificio. Lo trovo molto incoraggiante e pedagogico. Sapeva di avere più probabilità di morire che di sopravvivere a quell’epoca violenta, ma anche con una possibilità avrebbe scelto di tentare. “io sono diverso, molto diverso, troppo diverso” diceva di sé (pag. 159, una pagina d’oro per chi vuole riflettere sul rapporto tra uomo e donna), pensando all’approccio alla vita, in particolare alle cose materiali.


Mi da l’idea di un uomo che comprende la posta in gioco e il valore della vita di un singolo. Ma a livello super-umano. A livello di eroe. Non un eroe che picchia, spara o si lancia in mischia: un campione che aiuta i compagni a dare il meglio di sé sapendo quanto è temibile l’avversario, e potente e spregiudicato. Un esempio che ti richiama al senso della vita. 
Chi è Daveri?

Un modello a cui guardare con tenerezza e gratitudine. 

giovedì 31 marzo 2022

Guida Galattica per gli Autostoppisti edizione 2022

 

Libro: Guida galattica per autostoppisti (orig. The Hitchhiker's Guide to the Galaxy)

Parole: Googleplex - #relatività - #collettivo

    UNO PER TUTTI

Ho la fronte corrugata dal 2015 e affermazioni come “niente tornerà come prima” mi sono familiari, le comprendo completamente e mi colpiscono poco, anzi, non mi colpiscono più. E’ ancora increspata da allora e le notizie dall’Ucraina oggi affondano nei solchi del mio frontone.

"... le cose non sempre sono ciò che appaiono..."
Ho subìto un intervento di alta chirurgia in quel 2015 e allora è iniziata un’altra vita. Cose del genere càpitano a più gente di quanto si creda, e quindi in circolazione ci sono molte persone che capiscono cosa vuol dire stare male, anche se non sembra, anche se sembra che tutti ce la passiamo magnificamente entro i nostri confini naturali e virtuali.  Ci sono in circolazione anche tante persone che sanno stare vicine (vi-ci-ne) a chi ha un problema di salute e deve fare un "percorso importante", diciamo così. Eventi del genere formano le persone e relativizzano tutto il mondo, molecola per molecola. Anche i grandi eventi hanno questo potere, ma lo esercitano sulla collettività, a volte sull’intero genere umano: relativizzano le cose del mondo. Dipende dalle persone e dai momenti, dipende dal punto di vista: ci può essere chi dopo l'evento guarda solo a sé, chi guarda solo alla propria famiglia e anche chi guarda in modo più ampio mantenendo un interesse sincero molto alto. A cosa mi riferisco con "eventi che hanno questo potere"? Parlo di terremoti, guerre, aerei schiantati, pandemie e un grave lutto (in ordine decrescente di frequenza). Questo (e altro ancora) fa sì che “niente tornerà come prima”. Il genere dei romanzi distopici si basa sul "niente tornerà come prima", ha un grande successo trans-generazionale e io credo che sia un sedativo per le nostre ansie. Come tutti i sedativi, si vende bene.

Dopo la pandemia, la nuova guerra ci coinvolge in qualcosa che farà un prima e un dopo, qualcosa che viaggia a un livello ben al di sopra delle nostre scelte individuali. Insomma: mi pare sia meglio abituarsi a partecipare ai cambiamenti collettivi, smettere di stupirsi, distogliere lo sguardo da idoli terreni e passeggeri e guardare piuttosto alle persone come noi. Mi pare sia meglio rispolverare I Tre Moschettieri: UNO PER TUTTI E TUTTI PER UNO. Dipende dalle persone? Dipende da chi si deve salvare? Non credo (com'era l'ultima polemica inutile? "Come mai volete salvare gli ucraini ma degli afgani ve ne fregate?" o qualcosa del genere, pur di non aiutare NEMMENO gli ucraini). 

Credo che dipenda da me, da te, da ciascuno. E che non sia relativo. Dipende se dici "sì" oppure no, "non mi riguarda". E penso essere noi l'UNO PER TUTTI inciderà quando confronteremo il noi stessi del Prima col noi stessi del Dopo.

    LEGGERE CI FA STARE COMODI

Il motivo numero uno per cui leggo è che la letteratura è come fare il campionario degli esseri umani. Lo fa anche il cinema e lo fa anche youtube, soprattutto lo sta facendo instagram, ma queste sono cose che vanno guardate e l’esercizio stesso dell’osservazione è un legame che a me sta stretto. Queste cose sono fin troppo reali, perché sono GUARDABILI. 

Esercitare la vista per leggere mi fa sentire libero in un modo diverso, più comodo, perchè ci metto io i dettagli, infatti è enorme il numero di divagazioni che il mio pensiero prende quando leggo (ed evidentemente, anche ADESSO, quando scrivo). Provo a ridurre le divagazioni e vi porto su un libro... è un libro che parla di queste cose: di relazioni, di egoismo e di relatività.

In questi mesi, faticosi, il top è un romanzo, magari assurdo e ironico. Per cui oggi parlerò di un romanzo surreale e comico: LA GUIDA GALATTICA PER GLI AUTOSTOPPISTI.

Mi piacciono gli eroi, ma quando leggo personaggi strampalati o addirittura timorosi mi piacciono lo stesso perchè ho più probabilità di riconoscermici. In Guida Galattica per gli autostoppisti gli eroi mancano completamente. Ci sono però Presidenti mondiali con due teste ma stupidi, robot potentissimi con istinti suicidi e speaker radiofonici pelandroni che amano la vita in provincia. A volte mi affeziono a personaggi così, specie se lo scrittore gli ha conferito il talento di avere, a loro volta, interesse per gli altri o – meglio ancora – slanci di fiducia nel prossimo

Tra le mille trovate che contiene, c’è anche la possibilità di viaggiare nello spazio-tempo. Nel caso specifico ciò che in #TheAdamProject avviene con l'acceleratore di particelle di papà Louis, qui avviene con la Propulsione d’Improbabilità.

I due personaggi strampalati ma bonari sono l’inglese Arthur Dent e l’alieno Ford Perfect.

DAGLI ANNI 90 AL 2022: la Guida è sempre utile

Copertina del cd prodotto da BBC: la Guida è cominciata dalle radio inglesi


Secondo D. Adams bisogna che ciascuno sappia - e sia consapevole continuamente di - quali motivi spingono l’evoluzione. Lui aveva alle spalle interessi e studi molto vasti, e quando parlava di astronomia non parlava a vanvera. La luce. I buchi neri. E tutto il resto.

Il passaggio dal punto A della Via Lattea al punto B richiede l’abbattimento del pianeta Terra. Prima si passava dal punto A1, ma era giunto il momento di "evolversi". C'è di mezzo un pianeta? ok, togliamolo: un sacrificio di pochi per il bene di molti. Abbiamo i mezzi: polverizziamolo e procediamo. E’ il modo più economico, davvero. Evolviamoci, togliamo di mezzo quel pianetucolo.

Questo era l'antefatto. la trama è ancora più ovvia: la Terra si trovava all’interno dello spazio vitale dei Vogoniani, alieni sempre insoddisfatti, e il pianeta venne disintegrato allo stesso modo in cui un palazzo di sei piani viene demolito con tanti piccoli candelotti di dinamite che detonano all’unisono. 

Quando succede questa catastrofe? Ecco il primo segno dell’Assurdità: succede di giovedì proprio quando una ragazza stava per comunicare al mondo l’idea che avrebbe risolto il vecchio problema dell’infelicità umana. Poteva scattare una rivoluzione… ma proprio allora l’agenzia per il traffico galattico emana l’ordine di demolizione. Cose che càpitano: che vuoi farci? 

Contro un potere preponderante vuoi davvero farci qualcosa? 

Ti hanno avvisato con le sirene: tutto ciò che avevi di bello verrà polverizzato da una sorda forza straniera … … un breve ordine, e tutte le specie viventi si estinguono. Tutte tranne i delfini.

Dei delfini parliamo alla fine, ok? Ora bisogna prendere atto di questa necessità di Livello Superiore, necessità che è appagata con l’esercizio della forza e che calpesta i diritti di Arthur (che qui, come Adamo, rappresenta una specie intera). La scena della distruzione fa suonare ridicola la domanda “Perché l’umanità si affanna tanto?” Eppure Douglas vuole sì scherzare, ma non vuole ridicolizzare. Un comico è comunque un artista. Douglas Adams usava forse l’ironia e il sarcasmo per farci riflettere?

I suoi libri invitano a esimersi dal fare, e bocciano chi fa progetti?

Il suo messaggio era, tipo, “ inutile sbattersi: la vita è appesa a un filo e non sappiamo chi lo tiene?”

BO'! Io posso solo dire che Guida Galattica è un libro coi piedi per terra. Anzi: per la Terra.

La mia copia


    UN PO' DI TRAMA

Proprio il giorno in cui la ragazza e tutti gli altri esseri viventi morirono, per Arthur era il giorno dello sfratto. Fissato dal Comune per fare un centro commerciale al posto della sua casa, lo sfratto divenne esecutivo in coincidenza con polverizzazione della Terra! Si potrebbe parlare di uno sfratto di massa se non fossero morti tutti tranne Art.

Quelli del Comune avevano avuto una bella faccia tosta: si difendevano dicendo che la demolizione era legale ed era stata resa nota, secondo le regole comunali (qui vediamo bene cosa vuol dire "relativo" applicato alla giustizia). L’atto di demolizione era perfettamente lecito, e le buone ragioni di Arthur non avrebbero potuto nulla di fronte alla soverchiante autorità del Comune. Se Mr Arthur Dent accampa dei diritti, tanto peggio per lui: il Progresso non si fermerà! Il disegno del grande Piano Urbanistico verrà completato.

Il piano regolatore del Comune stava giusto per concretizzarsi, sennonché… Arrivano i Vogon con il decreto dell’Ente Galattico Viabilità (un'altra giustizia relativa). Fu così che quelli che volevano distruggere la casa di Arthur vengono distrutti a loro volta dagli alieni. Senza preavviso. 

È con questa assurdità che Adams ci manda il messaggio. Questioni di forza: Vogon vince, Terra perde. 

 Arthur, però, si salva, buon per noi (se si fossero salvati solo i delfini avremmo avuto poco da leggere). L'ormai ex speaker di una radio inglese, passa dal perdere la casa a perdere il pianeta, ma si salva. E' un modo per essere Uno per Tutti, un modo molto solitario, devo ammettere. Ma se si salva, potrà usare la relatività e questa possibilità la riceve grazie all’amicizia di Ford. 

Misterioso, eccentrico e affascinante, Ford Perfect, lui sì, può ribellarsi ai Vogon. Lui è un alieno venuto sulla Terra per salvare qualcosa, e conosce anche gli eventi che si svolgono molto, ma molto, al di sopra del campo delle scelte individuali terrestri. Come fa? Grazie a un libro : la Guida Galattica per gli autostoppisti, appunto. Con l’aiuto di altri personaggi assurdi, tra i quali l’aliena Trillian e il computer Eddie, tutti molto poco eroici, si opporrà ai prepotenti, seguìto da un Arthur sempre più incredulo e disperato.

    L'ALIENO CHE PIACE AI RAGAZZI

Grazie a una Professoressa che era mia cliente ai tempi della libreria, ho potuto parlare di questo libro con degli studenti delle scuole superiori; voglio dire che per loro, mediamente, era Ford il personaggio più coinvolgente del libro. Questo fatto, lì per lì, mi ha stupito, ma ripensandoci lui è l’unico personaggio d’azione con doti positive (perché  anche il Presidentissimo Zaphod è d'azione, ma compie una idiozia dietro l’altra – facendoci sorridere e tremare, se mi capite… ) e quindi attira l’attenzione. Ford è anche un essere superiore che lungo la storia, unico, si guadagna una certa autorevolezza. E' lui a giudicare ridicoli (quasi) tutti noi. Alzando gli occhi al cielo mentre parla degli umani - che “non sanno nulla” - l’alieno Ford si dispera: ha constatato l’enorme quantità di lacune nel sapere degli Uomini. E qui mi riallaccio al lavoro fatto con gli studenti: erano una ventina e 3 o 4 di loro hanno sottolineato la stessa frase, eccola:

É importante e risaputo che le cose non sempre sono ciò che appaiono. Per esempio, sul pianeta Terra, gli uomini hanno sempre ritenuto di essere più intelligenti dei delfini.

Sostenevano infatti che mentre loro avevano inventato un sacco di cose, come la ruota, New York, le guerre eccetera, i delfini non avevano fatto altro che sguazzare nell’acqua divertendosi.

Al contrario, i delfini sapevano da tempo dell’imminente distruzione della Terra e avevano tentato più volte di avvertire l’umanità dell’incombente pericolo; ma i loro messaggi erano stati fraintesi

e interpretati come divertenti tentativi di dare calci a palle da football o di fischiare per avere bocconcini prelibati.

Così, alla fine, i delfini rinunciarono e se ne andarono dalla Terra coi propri mezzi, poco prima che arrivassero i Vogon.

L’ultimissimo messaggio lanciato dai delfini fu: “Addio e grazie per tutti quei pesci!”

 

Dietro ogni persona c’è sempre un amico alieno che alza gli occhi al cielo. Sono Amicizia, Relazioni, e Contatto a farci relativizzare i problemi e le carenze. Se abbiamo fatto passi avanti nello studio del tempo e dello spazio, perché dovremmo lasciare inapplicata la relatività nella vita quotidiana? La relatività può essere usata come lo strumento per estrarre da qualcosa il suo opposto. La relatività è La Scopa del Sistema (mi piace citare #DavidFosterWallace !) La relatività può essere un punto di vista, il punto di vista che io voglio cambiare per osservare la stessa situazione. E capirne un altro aspetto. Ho detto all'inizio che da traumi e "terremoti" si resta cambiati per sempre. Confermo, ma il passar del tempo va sfruttato per tentare di uscire da quell'angolo in cui ci sentiamo infelici. Iniziare a guardare oltre e poi fare qualcosa, fosse anche un viaggio folle.

Un viaggio su un mezzo che si chiama Cuore d'oro, come nel libro: abbastanza folle no?

Dobbiamo volere passare oltre all'infelicità. La stessa infelicità che secondo Adams attanagliava l’umanità intera, e per la quale non c’era una spiegazione...

 fino a quel giovedì in cui la ragazza la comprese e avrebbe voluto gridarla ai 4 20.

La Terra finì, la spiegazione non arriverà mai.