domenica 30 novembre 2025

Un romanzo di viaggio alla maniera di Larsson

Libro: Il Cerchio Celtico

Parole: coinvolgimento, mare, empatia, garrotta, druidi 

La lettura di questo romanzo è consigliata a un pubblico dotato di carte nautiche. O, almeno, geografiche.

Il protagonista è un uomo di mezz’età originario di Lund, che non ha residenza, che vive su una barca e che si chiama Ulf. La sua vita tranquilla viene interrotta da un incontro inatteso. Mentre è nella sua cuccetta, fermo al porto, incontra fortuitamente un marinaio finlandese, che lo chiama, esausto, dal pozzetto del suo catamarano: il suo nome era Pekka. E’ notte, è inverno, e Pekka confessa di essere appena passato per Anholt. Questo significava che aveva compiuto una traversata proibitiva.

Pekka, incalzato dalla uomini armati, si confida in preda al panico con Ulf: sta fuggendo, ha salvato una donna da una morte orribile, dei malintenzionati pronti a tutto li inseguono; il marinaio finlandese affida concitatamente a Ulf un pacchetto misterioso, farfugliando di un “Cerchio celtico”. Il nostro Ulf prende in consegna il fagotto e dilegua. Apre l’involto solo dopo essersi messo al sicuro nella sua barca, uno sloop inglese degni anni Settanta, il Rustica

Ulf entra in possesso del giornale di bordo del Sula, il catamarano di Pekka, e leggendolo scopre serie di elementi nuovi, che alludono a un intrigo legato al nebuloso "Cerchio celtico", un ideale politico non meglio precisato.


Anche un lupo di mare può diventare un agente segreto se viene pungolato

La lettura del diario di bordo comporta un’esoterica discesa in un mondo del tutto ignoto a Ulf, fatto di retaggi millenari, di complessi megalitici, di rituali druidici, e di un re dell’Oltretomba. Ulf ha la minima idea di cosa fare, e nutre dubbi su tutte le persone sinora coinvolte nella faccenda. In lui, però, c’è un motore acceso da tempo, non si sa bene per quale ragione. Ulf sa solo che quel motore è pronto a partire, lasciando tutto dietro di sé. E andare per il grande mare. Egli è un solitario, ma è un uomo curioso, e ha una vera passione per la giustizia. Cosa voleva la polizia da Pekka? Chi è dalla parte del giusto? E perché quell’uomo grande e grosso sembrava braccato e sconvolto? Dopo aver letto il diario contenuto nell’involto che Pekka gli aveva precipitosamente affidato, decide che “sono affari suoi”, e che salperà per la Scozia con il Rustica: troverà Pekka. E’ convinto che con lui ci sarà, ancora, la triste e taciturna Donna che gli era parso di vedere sul Sula. Ce la farà da solo?

Gli accenni ai Celti nel diario di Pekka, forniscono a Ulf un'illuminazione: in passato aveva avuto un periodo-celtico nelle sue letture, scaturito dall’idea di navigare verso la Bretagna, e possedeva alcuni libri su quei temi. La sua biblioteca, però, non poteva essere ospitata sul Rustica, così la aveva affidata al suo più caro amico: Torben, un uomo libero e anticonformista che sulla terraferma si guadagnava da vivere, a stento, come consulente enologo e con la compravendita di libri usati. Egli era, infatti, un vero amante dei libri. Tra i suoi molti interessi, c’era anche l’antico popolo dei CELTI. Ulf chiede aiuto all’amico colto e geniale.

Mettiamoci pure l'amicizia, ma alla scandinava

Torben è un personaggio-chiave, perché rappresenta l’uomo in costante tensione, eppure poco risoluto nel compiere cambiamenti decisivi nella propria vita. L’io narrante infatti ci racconta che Torben ha ancora una serie di tratti della personalità rimasti invariati dai tempi della propria adolescenza, quando l’amicizia tra lui e Ulf ebbe inizio; la vicenda che Ulf gli racconta gli sembra l’opportunità per riattizzare un fuoco che andava smorzandosi nelle fatiche della quotidianità. Torben accetta. La ciurma raddoppia.

Questa partenza, improvvisa perché dettata dall’istinto e da un senso di urgenza per il pericolo corso da Pekka, fa riflettere sull’ebbrezza di vivere e sui ritmi della vita, sulla rottura delle proprie routine e su come, alcune volte - ed è il mio caso - il ritmo della vita resti costante per un periodo così lungo da farti chiedere: Spreco il mio tempo? Posso onorare meglio la vita o mi limito alla mia comfort zone? Devo fare altro per onorare la vita?

La velocità del romanzo aumenta dopo la centesima pagina, quando si scopre della morte di Pekka. Il cadavere è stato trovato decapitato a bordo del Sula.

Prima di questa nuova fase, il lettore è immerso completamente in un libro di viaggio: numerose le descrizioni di azioni di navigazione, compreso il calcolo della rotta con strumenti specifici, come il regolo, il compasso, la scala della latitudine. Mentre navigano i due amici protagonisti dialogano su temi interiori e Torben impara a navigare. Si sono fatti coinvolgere in un mistero con tanto di armi da fuoco e decapitazione, ma non hanno distolto lo sguardo sul prossimo. Vogliono salvare delle persone, e non si volteranno dall’altra parte. 

Il contesto è un momento di pace dopo aver subito delle minacce pesanti e concrete. Torben, il più eclettico dei due, dice:

-          «non so rispondere se mi chiedi se voglio morire.

-          «Perché no? Io ad esempio non voglio morire.

-         «Stai dicendo che vuoi vivere. E chi non lo vuole? La questione è, invece, per cosa si vuole vivere.

Queste frasi intime sono in una pagina molto avventurosa, in un libro giallo e di viaggio. Io vivo in una realtà che non c’entra nulla con l'avventura, ma una buona frase resta una buona frase, e questo scambio è buono perché nella vita adulta, càpita di trovarsi al bivio tra farsi coinvolgere o riprendere (dico apposta RI-PRENDERE) un modo di vivere che ci era noto, e che comportava monotonia e una certa dose di indifferenza.

Il passaggio del Sapere in un'antica cultura

Navigando di porto in porto e incontrando i marinai, i due amici indagano. Scoprono che il Cerchio Celtico è il progetto una federazione di stati celtici, formata da varie entità statali identificate dall’appartenenza alla cultura celtica, dalla Scozia fino alla Galizia. Senza veri confini, stati aperti anche dal punto di vista culturale ma con un governo comune, basato su princìpi celtici. Princìpi millenari, posti in stato di quiete vigile al momento dell’arrivo del cristianesimo, principi che hanno atteso secoli. Il cerchio non ha una sede né una struttura fisica ma è capace di esercitare potere attraverso l’influenza, sociale ed economica. Sostiene le azioni dell’IRA.

Ho scoperto grazie a questo romanzo che il popolo celtico trasmetteva la propria sapienza solo oralmente.

I custodi del sapere erano i druidi, il che rendeva il loro ruolo di un druido centrale, apicale e soprattutto decisionale nei villaggi celtici. I celti non lasciavano scritte le loro conoscenze, eppure la loro potenza fu estesa e duratura.

Nella nostra epoca il sapere ha compiuto un viaggio molto lungo e affascinante, ma non sempre è oro ciò che luccica: il sapere ha anche “traslocato”. La possibilità di accedere a internet comodamente, in particolare con lo smartphone, ci consente di andare a prendere il sapere QUANDO ci serve, da qualsiasi fonte. E’ diventato meno necessario sapere le cose, perché possiamo leggerle o vederle nel momento in cui ci servono: la memoria può stare nella rete. Ovviamente non è una generalizzazione: so bene che mille mestieri oggi si svolgono bene solo se le competenze sono possedute davvero dalla persone che li esercitano. Tuttavia molti di noi hanno esternalizzato la conoscenza, e credo che ci sia fiducia diffusa nei dati, nelle ricerche e nelle “cose varie” che vediamo in internet senza saperle (senza possederle).

 

Le aspre coste di Malin Head, in Irlanda, contea del Donegal (anno 2005)

In questa parte del libro, che prepara il lettore all’epilogo, coesistono due elementi: la scrittura marinaresca e orogenetica legata alla costa irlandese alle isole occidentali della Scozia, l’introspezione di Ulf, io narrante, che reagisce al precipitare degli eventi, eventi esterni, più grandi di lui, ai quali ha deciso di partecipare, seguendo la propria indole.

Non potendo aggiungere un significato nuovo o migliore sulla Scozia e la sua bellezza austera, mi soffermo sul secondo elemento: è più personale e più contemporaneo. Ulf non ha nulla a che fare con il Cerchio Celtico, né con alcun intrigo, tanto meno con guerre, genocidi e cattività di interi gruppi nazionali. In un’epoca pre-internettiana (i fatti risalgono al 1990) Ulf è uno svedese di mezz’età che finisce invischiato nell’affaire celtico per caso. E per curiosità. La sua cittadinanza fa pensare alla neutralità. Egli, come molti europei, potrebbe infischiarsene dei problemi di popoli diversi dal suo, e vivere la propria vita. Ma la storia è diversa. Ulf prova empatia per persone che non conosceva, a cominciare dal povero Pekka; le sue decisioni sono guidate dalla giustizia. Ulf vuole capire le ragioni di Pekka e di chi appartiene al Cerchio. E fin qui è come uno spagnolo che si appassiona alla questione israelo-palestinese, è come un cittadino tedesco che fa l’attivista per la pace in Ucraina. Le informazioni che lo spagnolo e il tedesco raccolgono sulle rispettive cause sono il “caso” per Ulf, sono come uno sconosciuto che bussa alla sua cabina mentre lui se ne stava tranquillo attraccato in un porto sicuro; le informazioni che ci spingono a prendere parte sono il lusso di poter pensare a un futuro qualsiasi per noi, nonostante da qualche parte al di là dell'oceano o delle montagne ci siano guerra e sopraffazione; le informazioni, che ci assediano, sono la “curiosità” di Ulf e determinano l’iniziale livello di coinvolgimento nelle rispettive cause. 

Libertà è il lusso di farsi coinvolgere senza sapere per forza tutto

Palestina e Ucraina sono lontane da noi quanto un ipotetico Cerchi Celtico è lontano dagli svedesi. Questo rapporto è un elemento coinvolgente, e fa funzionare il romanzo, come un magnete per chiunque segua l’attualità dei fatti internazionali. E’ come un problema di aritmetica alle scuole medie, dove noi ingenui studentelli applichiamo la lezione sulle Proporzioni. Un problema è sempre una sfida, e infatti al lettore viene voglia di risolvere la questione che il personaggio di Ulf gli pone: fino a che punto voglio farmi coinvolgere nella causa? Di quale tipo sono le informazioni alle quali ho avuto accesso? Quanto completo è il quadro che posso vedere? In base a questi presupposti minimi, voglio davvero incidere sulla questione che mi sta appassionando, oppure mi sto dando l’assoluzione fornendo solo un appoggio superficiale alla causa? 

Gli individui come noi, che occupano una posizione superficiale, sulla terra o sull’acqua, intenti a guadagnarsi da vivere, però conservano alcune libertà. L’uso che ne se ne fa rende una vita passiva e grigia, oppure degna e spettacolare. Il finale è in mare aperto: il finale del romanzo è tutte le possibilità del nostro pianeta.

Questo dovrebbe bastare per consigliare la lettura del libro, se non fosse che – citare la giustezza delle parole e il peso che sale e scende dei vari ingredienti nel rendere appassionante la lettura è praticamente inevitabile. Solo chi ha già letto un centinaio di romanzi scandinavi può rimanere indifferente al fascino de Il Cerchio Cletico. 

Bjorn Larsson a Piacenza nel 2025