lunedì 20 aprile 2015

FRANCO CARDINI, l'ISIS e gli smemorati

Sul terrificante NAUFRAGIO di MIGRANTI del 18 e 19 aprile io mi sento di proporre una riflessione silenziosa. L'ultimo libro dello storico di fama internazionale Franco Cardini mi aiuta a meditare su questa tragedia e sui temi ad essa associati, le sue origini, le sue conseguenze. Anche sulle responsabilità.
Può essere utile. L'introduzione chiarificatrice è seguita da brevi brani, scritti a partire dal 19 gennaio 2014.



mercoledì 8 aprile 2015

Lo strano mondo dei sottotitoli pubblicitari


... E scemo io, che ho immaginato si trattasse di un bambino indifeso che trovava qualcuno che lo aiutasse. No! Il giovane Alex non corrisponde a questa idea. Anzi, è lui che aiuta gli adulti - pochi - della sua vita. Per fortuna c'è la seconda di copertina: una pubblicità più ragionata che poi mi spinge a comprare il volume. Per fortuna davvero, perché anche i commenti che si trovavano sul retro del libro mi confondevano (a meno che non si possa dare del "tenero" a un protagonista quasi anaffettivo). Le copertine a volte sono un ostacolo per la letteratura.



Questa volta non parlerò di una novità ma di un libro uscito un sacco di tempo fa: Lo strano mondo di Alex Woods, di G. Extence, che Garzanti ha già pubblicato in “economica” (€ 9.90). Mi era piaciuto appena uscito e mi è parso adatto a questo momento. Il libro è fitto di stimoli, quasi troppi – capisco l’autore: è il suo esordio! - e tranquilli perché non intendo elencarli tutti. Tuttavia la prima cosa che vi dico è da libraio ingenuo: io presi in mano questo libro dopo aver letto il sottotitolo, e sulla terza di copertina (guardate le foto sopra) c’era scritto quel che volevo leggere. Peccato però: il libro è diverso! Ma alla grande! E mentre andavo avanti nella lettura mi dicevo che questo equivoco, fino a un decennio fa piuttosto raro, sta diventando troppo frequente; lo “cercano” molti editori, e non va bene. Preferiscono rischiare di essere sbugiardati dal contenuto. Sembra che qualcuno dello staff non legga ciò di cui confeziona la copertina.
Dove andiamo a parare? Il contenitore tradisce il contenuto, e, nel caso dei libri la pubblicità in copertina tradisce il consumatore frettoloso. La fretta non va punita con la presa per i fondelli. Perché a fine libro, a me è parsa una presa per i fondelli. Ma io intravedo anche un movente più crudele: “Il libro è un idea regalo e non viene letto”. Ed ecco spiegato il post: il libro E’ BELLISSIMO!!! quindi proverò a fargli giustizia, e mi pare il momento giusto, 2 anni dopo l’uscita, perché almeno siamo intorno all’anniversario della morte di Kurt Vonnegut, che è un personaggio di questa trama.
Inizio dicendo che la storia è ambientata nel Somerset, UK, e poi vado subito a smontare il commento pubblicitario n.1: io e i miei amici NON VORREMMO avere come compagno di viaggio Alex Woods. Il bello del protagonista è che si rende antipatico: saccente fino al midollo, ipercritico, pignolo e – come si dice oggi? POCO EMPATICO (non gliene frega granché del resto del genere umano, per un motivo o per l’altro).
Però: AMA LA LETTURA, e così capiamo qualcosa di ciò che ci affascinerà di lui:
- pag. 67: … leggere, al contrario, non mi faceva mai sentire un invalido, e scoprii che il silenzio e la concentrazione contribuivano a ridimensionare il numero delle crisi giornaliere.
- 69 Con un libro in mano non mi sentivo più imprigionato in un mondo minuscolo. Non mi sentivo più legato al letto e all’appartamento-cubicolo.
Smentisco senza timore anche il commento  n.2:  la storia NON è commovente. È divertente e sorprendente, contiene una formazione, quella di Alex, travestita da “avventura di un antieroe” – vedi il finale nella clinica in Svizzera - e, infine, è quasi del tutto facile da seguire. E poi: TENERO?  Senza mai una smanceria, Alex è più vero di tutti, ma NON TENERO. Diciamo “tiepido”; oppure, se freddo, lo si può scaldare entrando nel cervello di Alex; Isaac Peterson ed Ellie sono altri personaggi molto chiusi e cocciuti. Credo che un possibile intento di Extence fosse “non siate chiusi, non siate cocciuti”. Mi piacciono i tre personaggi. 
Come stimolo ad acquistare il libro io avrei usato questa frase che, strano a dirsi, è in esso contenuta:
- 68 "Questa storia ci ricorda che anche gli eventi statisticamente più improbabili possono accadere…"
Vi parlo di questo libro perché Alex e Isaac hanno qualcosa da dare. Isaac è un anziano americano trapiantato in Inghilterra. Ha fatto il Vietnam e ora le sue occupazioni principali sono scrivere ai condannati a morte negli USA e coltivare marijuana. Alex è un ragazzino che da bambino viene colpito da un meteorite e diventa epilettico. Vive con la freak madre-elfo Rowena. Non conosce suo padre. Ama la fisica e, per ovvie ragioni, l’astronomia. Questo vi sembra poco? Aggiungo che i due avranno a che fare con l’eutanasia e… Vi consiglio di leggere il libro. Anche perché, se sarete attenti, troverete un terzo protagonista: Vonnegut.
Questo autore USA è tornato di moda in Italia appena morto (10 aprile 2007), e il terzo giorno è rimorto secondo le scritture: già introvabili Cronosisma e La colazione dei campioni. Non c’è da ricavare molto a riparlare  di lui, a quanto pare. Secondo me non è così: vicino all’Occidente si addensa la rabbia, si minacciano attacchi, ai quali seguiranno reazioni. Leggere autori pacifisti come Vonnegut- che partecipò alla seconda guerra mondiale – non è esercizio inutile, perché c’è reazione e reazione.
Se leggerete Lo strano mondo di Alex Woods, parteciperete gratuitamente a un seminario su Vonnegut, capirete quanto l’Alex di Extence assomigli  a Billy Pilgrim di Vonnegut e vi verrà voglia di leggere il suo capolavoro Mattatoio n°5. K.V. vide la distruzione di Dresda – si diceva fosse la Firenze dell’Elba – riparandosi nella grotta di un mattatoio. Egli, soldato americano, ha assistito alla devastazione ragionata di cui erano capaci gli Alleati.”Avevamo fatto peggio di loro” (dei nazisti).
Ringrazio Extence perché mi ha fatto riflettere sull’“integralismo in amicizia”, e perché – tra elogio della diversità, antimilitarismo e dolce morte -mi ha fatto venire la tentazione di fare il moralista, tentazione alla quale mi sono arreso solo all’ultima riga del post:

- pag. 94: La paura distorce il mondo. Vede demoni dove ci sono soltanto ombre.
P.S. Per mia fortuna, sono andato oltre la pubblicità in copertina (è uno dei libri che ho regalato di più).

(la traduzione della copia che ho letto io è di Letizia Sacchini)

sabato 21 marzo 2015

Se ti demoliscono le origini culturali

Libro: Letterature germaniche medievali
Parole: saga, romanzo, solitudine

Non ho intenzione di schierarmi contro dei bruti devastatori capaci di tutto, chiaro? Ma proprio io, che ho raggiunto un certo equilibrio ( una po-si-zio-ne, mi spiego?), devo andarmi a inguaiare con quegli omaccioni armati fino ai denti? Io non ho mica convinzioni da difendere, o fedi o senso di appartenenza di alcun tipo.
A parte un remoto, ammuffito bagaglio culturale; devo averlo ereditato, senza pretenderlo, dai miei nonni, da generazioni prima di me.
Sì, qualcosa mi ricordo, che c'entra: i suoi primi rudimenti vennero ispirati da "muse", misteriose.
Trasmessi oralmente. Poi si scrisse, o almeno credo.
Oggi, a dirla tutta, se uno proprio vuole, ne trova tracce in libri, quadri, sculture, architetture. Quello sì, ce l'ho, il bagaglio culturale... Ma, ecco, non ci tengo tantissimo, in tutta onestà. E' roba da MUSEO...

    Credo che ci siano intorno a me troppe persone che la pensano così.
Credo un senso di identità "europeo" sia rarefatto, e che le terre che abitiamo siano prevalentemente viste e vissute come luoghi dove fare affari - o mal che vada dove campare galleggiando e pagaiando fino a crepare.
Grandezze capaci di suscitare una efficace capacità di reagire a questo ciclo storico non ne vedo.
Credenze cupe con cui convivo da anni, lunghi anni di decadenza occidentale, di "vuoto di senso"*.

E fu così che mi tornò utile una lettura di qualche mese fa.
Come sapete mi piace Borges. Sapete anche che amo l'Islanda.
Il libro Letterature germaniche medievali riunisce l'argentino Borges, che ne è l'autore con Marìa Esther Vàsquez, e l'Islanda che ne è protagonista. Questo volumetto di Adelphi mi ha dato informazioni utili e piacere di lettura, ma soprattutto emozioni: il  gusto di ravvivare un senso di appartenenza all'Europa. Non me ne vanto, ma per me essere europeo è comunque una soddisfazione.
Perchè? Ad esempio io adoro l'arte europea.
Mi piace l'impronta giuridica generale che accomuna gli europei. Mi piacciono le lingue europee e la cucina mediterranea, che almeno per metà sa' di Europa. O d'Italia.

Tra le arti, la letteratura è la mia preferita, e in questo volume la letteratura è al centro di ogni pagina. Vi si scopre che ci sono interessanti legami transoceanici tra l'Argentina e la Germania, non solo contemporanea ma soprattutto nell'accezione di Tacito:
P 11   Germania; parola per che lui (Tacito) significava meno una regione geografica che un popolo, un insieme di tribù le cui abitudini, lingue, tradizioni e mitologie erano affini.
Ecco dove già si  può vedere un pezzo delle nostre origini culturali, una porzione significativa dal punto di vista della comunicazione, poichè dal bacino letterario germanico venne tratta la lingua inglese, senza la quale oggi non ci sarebbe nemmeno la parola Inghilterra (Engla-land, v. p 17). Imagine!
Ma più dolci di quelle sulle lingue, sono le righe di Borges sui generi letterari. Egli ha osservato che nei primi vagiti, le letterature germaniche denotavano una certa nostalgia dei luoghi; questa è vicina ai sentimenti dei romantici del XVIII e del XIX secolo. L'affetto per la natura e per la solitudine è un tratto importante del genere "romanzo" occidentale - figlio della formazione di grandi stati nazionali e di lotte di popolo: interessante no?
Ricordo che anche prima delle guerre mondiali questi erano sentimenti "da letterati", e a tal proposito cito solo Rilke perché la mia ultima lettura di inizio Novecento: "Voi guardate fuori, verso l'esterno e questo soprattutto voi ora non dovete fare. Nessuno vi può consigliare o aiutare, nessuno. C'è una sola via, Penetrate in voi stesso [...]. Poi avvicinatevi alla natura" (Lettere a un giovane poeta, Adelphi 2013).
Passando per una rapida spiegazione di cosa sia la saga nordica, Borges specifica due tipicità delle prime lettere germaniche rispetto ai classici greco-latini: la presenza delle imprese di altri popoli e il "sentimento del paesaggio" - che avviene anche in Beowulf - e ci svela che: P 139   Nel XII secolo, gli Islandesi scoprirono il romanzo, l’arte di Cervantes e di Flaubert, e quella scoperta è tanto segreta e tanto sterile per il resto del mondo quanto la loro scoperta dell’America.
Evidentemente conosceva greci e latini, perciò se ha scritto questo nel 1966, considerava testi come il Beowulf più simili al romanzo di quanto fossero i testi egiziani su Sinuhe. Il che rende questo libro, argentino al 100%, un utile strumento per parlare - con malinconia e anzi tristezza- di poderoso valore dell'Europa in fatto di cultura. Ma era necessario farlo? Oggi sì, perchè è un valore che presto dovremo difendere, contro "orde di fanatici"* pronte a demolire i nostri bastioni. In libreria suggerisco il libro ai curiosoni e ai lettori forti. Perchè? La letteratura può essere bella, ma è sempre difficile, e tramite interpreti come Borges la possiamo penetrare. A quel punto sarà nostra, e avremo un argomento. Ce ne serviranno parecchi, e molto validi... contro chi tenterà di demolire le nostre origini culturali.

* Mi sono permesso di citare - 2 volte - Franco Battiato, che non sapeva di essere il mio vate (Zai saman).
Segnalo i non freschissimi ma attinenti:
Generazioni. Età della vita, età delle cose. 2014 Laterza. Remo Bodei
Barabba. 2012 (1985) Jaca book. Par Fabian Lagerkvist
Il cuore dell'uomo. 2014 Iperborea. Jòn Kalman Stefansson
e il recente:
La Pira. L'Europa dei popoli e il mondo. Dicembre 2014 Edizioni Polistampa.

lunedì 15 settembre 2014

Follett e una notte oscura, una notte di lettura

Buongiorno eh! Chi non muore si rivede. O chi nasce. Dopo l'ultimo post è arrivato il mio secondo figlio.
Ho avuto un po' da fare. Ma non ho smesso di cercare per voi cose interessanti da leggere. Ieri è stato assegnato il premio CAMPIELLO, a Fontana, autore per Sellerio di "Morte di un uomo felice". Non so nulla del libro, e auguro ogni bene al giovane autore, però il titolo mi respinge, è una questione di magnetismo. Prima di passare all'oggetto misterioso del titolo del post, mi permetto un breve elenco di libri che mi sono piaciuti questa estate: "Gli Ultimi uomini", geniale ripubblicazione di Castelvecchi; la trama si sviluppa in appena due MILIARDI di anni; abbiamo un accorato appello degli uomini del futuro, che viaggiano nel tempo per chiederci di evitare scelte che comprometteranno l'esistenza del pianeta. Fantascienza "vergine", per gli amanti del genere, per gli apocalittici, e per tutti i nerd del globo.
Altra riedizione: "Letterature Germaniche Medievali", un prezioso volumetto firmato fa Jorge Louis Borges che spiega il senso della Letteratura, e quindi della vita...
Altra - e ultima - RIedizione: per merito o per colpa della Mondadori, il libro "Leader di te stesso" ha tagliato il traguardo di 10 anni di successi - senza picchi esagerati, però anche senza soluzione di continuità. "Ah! Ma che ti leggi quei libri di Self Help da imbonitori e venditori di fumo?" Sì. Mi piace il fumo, evidentemente.

 Non sottovalutate la possibilità di leggere un libro di analisi dei vostri comportamenti: sarebbe da presuntuosi. Io aggiungo solo che ci ho trovato tre o quattro spunti utili a emergere dalle sabbie mobili in cui mi trovo (trovavo?).
Ad agosto è uscito un libro sul Messico di Pino Cacucci, "Mahahual". Che andiate in Messico o no, leggetelo per respirare l'aria della strada e per sentirvi cittadini del mondo. I brani su Città del Messico sono i miei preferiti. La  fortuna del volume si deve senz'altro al fatto che nella platea dei lettori possibili, la stragrande maggioranza non è mai stata in Messico nè mai ci andrà: se nella lista "cose da fare" non avete un viaggio da quelle lande, prendetevi due (tre) libri di Cacucci sul tema e siete a posto. I precedenti sono già usciti in economica, e "Polvere del Messico" merita senz'altro di essere preso in considerazione: perchè la terra di cui parla è una utile sintesi dell'universo e perchè se non conoscete l'autore non potete trovare un punto di partenza migliore.

Ah, che momento: sono le 23:59 e ho qualche secondo per crogiolarmi all'idea di essere un libraio che lavora di notte. Perchè? Dunque, vediamo: sulla circolare c'è scritto "si ricorda che il volume in oggetto non potrà essere venduto nè esposto prima del 16 settembre 2014". Molto eccitante. Sveliamo questo piccolo mistero. Il "volume in oggetto" è l'ultimo capitolo della trilogia Century, "I giorni dell'eternità". Un libro molto atteso, che qualche fan ha prenotato già da mesi. L'autore è il britannico Ken Follett. Ho il libro tra le mani, e toh: è già... domani. Lo espongo e lo leggo, nella notte della libreria... che goduria.
La trilogia conta più di 3000 pagine totali, forse per questo la nobile parola "eternità" merita di campeggiare su questa copertina verde. Una trama di una complessità incredibile che narra le epopee - e le anti-epopee, direi - di alcune famiglie. L'arco di tempo è, come molti lavori di Follett, una roba esagerata e non entro in dettagli perchè tanto i due capitoli precedenti o si amano o si odiano. O li si vende, come ho fatto io negli ultimi 4 (lunghiiissimi) anni. Dinastie, guerre mondiali, gente comune, signore coi bigodini nella notte scura. Il Novecento dovrebbe essere il protagonista. Anche se è un "secolo breve", non è impresa da poco. Essendo io libraio notturno e NOTTOFILO, scavalco la data di ieri e vi dico che il libro mi piace!
Follett mi piace, mi è sempre piaciuto, ed è uno dei primi di cui ho potuto dire "questo è uno scrittore capace di incantare le persone. Un mago". Follett poi mi ha posto di fronte alla domanda: saper scrivere storie può consentire a un uomo di fare una vita da re? Era il 1995. In tasca avevo le lire, e vendevo i miei libri di testo (ovvero quelli pagati da mio padre) per comprare cd e libri in offerta, tipo i Pilastri della Terra a L 5000. Oggi esce il libro "finale" del filone migliore di Follett, quello storico: è un evento per tutti quelli che hanno amato "I pilastri". Un successo clamoroso: un romanzo, tanti libri. Una storia europea, che univa i libri di scuola e la produzione commerciale di libri d'avventura. E l'autore fa una vita se non da re, almeno da baronetto.

Be', non volete sapere come finisce quest'opera titanica?
Berlino, una oscura e fredda notte del novembre 1989. Nella confusione generale, le due folle di qua e di là dal muro si incoraggiano a vicenda. Le guardie ai check point sono armate, come sempre. Alcune imbracciano l'arma, altre puntano binocoli in ogni direzione, altre dirigono i potenti fanali. Mentre la folla si dimena tra una prudente permanenza fuori dai coni di luce e la frustrante libidine di osare una mossa inedita, un soldato parla concitato al telefono: non ha idea di cosa fare e i suoi superiori non dicono niente. a un certo punto: "Alles auf!", che è tipo "Aprire tutti i cancelli!". Cito il libro:

Tutti i cancelli si spalancarono contemporaneamente. Un boato si levò dalla folla che aspettava e che cominciò ad avanzare in massa [...] Li oltrepassarono e l'Est incontrò l'Ovest.

Noto le maiuscole: Est e Ovest sono nomi propri; per i più giovani questa cosa sembrerà inspiegabile: rendiamoci conto di come poteva andare la Storia, ragazzi. Chi conosce Berlino si sarà fatto un idea anche senza impegnarsi molto nello studio. Amicizie, affetti e amori divisi dall'ostacolo più grande di tutti: l'Assurdità, un muro che dovrebbe fermare degli esseri umani. Può durare per un po', e qualcuno ci rimette la pelle, purtroppo, ma GLI ESSERI UMANI NON LI PUOI FERMARE! Leggete Darwin!
Il librone finisce con la caduta del Muro. Finisce con la fine di un epoca. Finisce con la commozione di una delle protagoniste che rivede la propria famiglia riunita a dispetto delle grandi ideologie del Novecento, e incredula, fa:

"Eccoci qui" disse C., guardando il cerchio della sua famiglia che sorrideva felice. "Di nuovo insieme, finalmente. Dopo tutto quello che è successo".

Ti credo: più di 3000 pagine!
Con il classico umorismo inglese Follett realizza nelle ultime parole una perfetta identicità tra personaggio e il lettore. L'avrà fatto apposta?
Vecchio volpone gallese!

p.s. L'opera si conclude, nell'Epilogo (2008), con le parole: "Tesoro" rispose Maria "è una lunga storia."
Vecchio volpone recidivo!


domenica 18 maggio 2014

Terzani e una cura per noi stessi

Da qualche giorno nelle librerie c'è un nuovo libro su Tiziano Terzani.
Terzani è stato un giornalista italiano celebre per il suo lavoro in Oriente.
Sebbene il suo nome sia piuttosto noto, forse pochi sanno che questo fiorentino dalla bella barba bianca e dallo sguardo pacifico è stato il fondatore della redazione di Der Spiegel in Cina, nel 1980.
Nel 2004 la sua morte è stato l'inizio di una vasta diffusione del suo pensiero, e se oggi si pubblicano ancora libri su di lui, ma soprattutto, se tanta, tanta gente le conosce è proprio perchè è morto.
Oggi il pensiero e la figura etica di Terzani è attuale e incontaminata, e gode di una certa pop-olarità.
Grazie anche al fotto che era - ed è - molto simpatico a Fabio Fazio... ma questa è un'altra storia.
Nel 1994 si era trasferito con la famiglia a Delhi, e da quel momento la sua vita si iniziò ad arricchirsi di un misticismo che lui non ha mai ostentato, sebbene oggi molti possano - legittimamente - associare la sua immagine a quella del santone. D'altra nel 1999 si ritirò sulle montagne Himalayane.
Io ho iniziato a leggerlo nel 2002, quando ormai si era ritirato dal giornalismo professionista; non avevo idea di che faccia avesse (la foto sul libro era di un periodo antecedente). Avevo 25 anni e tanta voglia, anzi bisogno, un bisogno urgente, di capire l'animo umano. Di provaci, almeno. E lui aveva quell'aurea... Comunque, era l'indomani dell'11 settembre, e le sue "Lettere contro la guerra" significarono molto per me.
Mi fa piacere che alcune persone, come Alen Loreti, dedichino il loro tempo e le proprie capacità ad attualizzare e diffondere le idee di Terzani, perchè il tempo presente ha bisogno di molte medicine, e le parole di Terzani fanno bene. Condivido con voi queste: a chi gli domandava "Come fai a restare tanto tempo da solo?" lui rispose "Dipende con chi sei solo".
Capito?
Dipende con chi sei solo. Un velo si squarcia, un vento forte spazza l'anima. Quando stai con te, poi puoi davvero uscire, andare ovunque, e portare un contributo di scelte libere e consapevoli. Credo che sia utile trovare tempi e spazi per stare con se stessi. Non necessariamente sull'Himalaya.

Il libro di Terzani che sto leggendo è "Un'idea di destino", mi sento sereno nel dire che è bello e che consiglio a tutti di leggerlo.

per la foto chiedo scusa e ringrazio:
http://zenvadoligure.blogspot.it/2012/10/unisabazia-200607-tiziano-terzani.html

mercoledì 19 febbraio 2014

ZEN, STEVENS e altre medicine

In questi giorni faccio fatica a stare dietro all'attualità: il premier Zen viene segato dal segretario Fonzie, in Russia c'è la fiamma olimpica accesa mentre in Ucraina le fiamme sono nei palazzi del potere, a San Remo - che per ora non è raggiungibile in treno - è tornato il Festival, e per di più è ripresa la Champions League.
C'è bisogno di fermarsi a pensare un attimo e mettere a fuoco le cose (a parte in Ucraina, dove già lo fanno).
La parola che vorrei mettere in risalto oggi è legge
Sostantivo ma anche verbo, così diventa il filo rosso tra le tre cose che voglio dirvi. 
Non è il gioco televisivo di Carlo Conti ma provate un attimo a capire perché legge unisce i tre messaggi di oggi, che sono:
1) fatwa
2) calma
3) bugiardino
Da lettore e da libraio, provo uno stordimento totale quando il nuovo libro di un autore fino a quel momento mi era piaciuto mi delude. Parlo di delusioni forti, pericolosamente destabilizzanti, roba che toglie la terra da sotto i piedi. Mai provato? Non posso - MA QUANTO VORREI - fare esempi. Com'è possibile che una persona capace di rubarvi prima il sonno, poi il cervello e infine l'anima con un romanzo avvincente se ne esca con una trama inconsistente, personaggi scialbi e situazioni prevedibili: in poche parole, che scriva una cagata? Pubblichi una cosa che pare scritta da un altro?
L’unica spiegazione che mi sono dato è che uno Spirito esiste – almeno uno – e che di tanto in tanto entra in qualcuno di noi e gli fa fare o dire cose molto ispirate, per poi lasciarci alla nostra pochezza umana, per sempre.
Cat Stevens, ospite d'onore a San Remo ieri, ha scritto Father and Son, dolce canzone che è un GIGACLASSICO e che diceva tra l’altro “take your time, think a lot”.
Yusuf Islam, artista e intellettuale cresciuto a Londra, ha omesso di condannare chiaramente la fatwa contro Salman Rushdie - che per un inglese è già un fatto incredibile - contravvenendo al saggio consiglio “think a lot”! Ha finito per passare da accusatore di Rushdie.
Cat Stevens e Yusuf Islam sono la stessa persona. Controllate.
Father and Son fu un ispirazione, l’intervista su Rushdie no. Poi lo Spirito, in via eccezionale, è tornato da Yusuf e da questa visita sono scaturite nuove canzoni, un musical e una serie di rettifiche sulla fatwa (undici anni di rettifiche). L’esempio non è esaustivo.
Io resto colpito dalle parole e dalle storie, chi le scriva è un dettaglio. E voi?
In cinquemila anni di scrittura di autori ne sono passati un po’, ma quelli che restano sono mosche bianche. 
Alcuni, invece, hanno scritto tante cose importanti, hanno avuto continuità nella qualità anzichè nella quantità, e sfruttare l’ispirazione non era tra le loro preoccupazioni: questi sono i Grandi.
Vecchi e nuovi. Ripeto il concetto: quelli nuovi bisogna cercarseli, li fanno le le nostre letture. Abbiamo un ruolo nella storia? Bo'! Abbiamo di sicuro un ruolo nel successo dei libri.
Penso che si debba pensare al volume giusto e mettersi lì a cercarlo, nel giusto posto, nei giusti modi.
Anche nell’ambiente dell’editoria ci sono grida, strilli e schiamazzi. Devi un po' isolarti, tirare fuori lo zen che è in te, e non badare agli spot. Le belle copertine, le fascette, sono come certe belle canzoni pop, immortali quanto leggére.
Il mondo va di fretta, e continuerà così per un bel po’.
Eppure chi va piano non è in contravvenzione, anzi è nel giusto, e sta rispettando perfino quelli che suonano, dietro. Ecco, per me il libraio è uno che va piano, uno calmo. Per esempio, è uno che legge i libretti di istruzioni e le avvertenze. Chi di voi lo fa? Ah, io sono un fanatico dei manuali d'istruzioni! Leggo sempre i bugiardini delle medicine. Penso che anche i libri dovrebbero avere il loro bugiardino, e che ci crediate o no non sono il solo.
In questi giorni sfoglio un volume che Sellerio ha pubblicato a novembre: "Curarsi con i libri".
Cos'è? L'edizione italiana di una genialata di due autrici inglesi, Ella Berthoud e Susan Elderkin, biblioterapiste. E ho detto tutto. Il libro elenca dei malesseri che possono passare grazie a una lettura quanto mai "sana". Lo trovo un libro impagabile! Una vena di humor lo attaversa con discrezione, la cura di Fabio Stassi e il lavoro manuale di Sellerio lo tiene ben unito e credo sarebbe utile in ogni casa, specie se sistemato affianco al libro di ricette della nonna - che potrebbe avere lo stesso effetto su alcuni mali. 
"La prossima volta che sentite il bisogno di tirarvi su, ricorrete a un romanzo" (pag. 18). Loro due devono aver letto di tutto, con metodo scrupoloso e tanta dedizione - facendo ZEN? - a noi basta incrociare il libro giusto al momento giusto, e per farlo potremmo anche chiedere a un libraio...

giovedì 30 gennaio 2014

COMPULSARE se si è fatta bella figura

Mentana sonda il (suo) pubblico

Oh,
eccoci qui a parlare di parole e a scrivere di scrittura, dopo una lunga, lunga       ... pausa.
Mentre mi accingevo a postare un breve pensiero natalizio su come i libri siano ponti tra le persone, la mia routine da libraio compassato è stata stravolta dal rinvio di una scadenza piuttosto importante.
All'improvviso non avevo più voglia di parlare di regali, di ponti e di Natale. Adesso è tutto alle spalle, e lo spunto buono è arrivato da un tiggì della sera ("in parte di parte", se consentite).
Ero a tavola con quanto di meglio potessi desiderare dalla vita, cioè pesce azzurro panato e patate fritte condivise con la mia dolce metà e il nostro pargolo biondo, quando Enrico Mentana se ne esce dal televisore con queste parole "Ho appena compulsato gli aggiornamenti e... non ci sono altre notizie da riferire".
Compulsato. Parola che colpisce. Pesante.
Quasi mi va di traverso il boccone.
Il mio programma di scrittura, un programma elementare, gratuito, quasi rozzo, segnala questa parola in tutte le sue declinazioni con la sottolineatura rossa. Software da poveracci... Comunque. Io questo termine lo conosco. Un linguaggio, come dire, fuori moda (forse Mentana avrebbe detto "desueto").
O forse "forbito". Quando studiavo, sì ... tutti quelli che hanno fatto una tesi compilativa sanno cosa significa, si compulsano schedari e bibliografie alla ricerca (spesso affannata) di dati buoni a salvare un capitolo, o una tesi, o tutta una carriera universitaria.
Si tratta di un modo di consultare. Però non si usa, davvero, non si usa più, la sera a cena poi... Lo so, lo so che quel tiggì è per gente colta. Intellettuali, mica un target da TG4.
Però a me ha mandato il fish'n'chips di traverso. Perchè? M'ha fatto pensare a un tentativo di sondaggio della platea. "Vediamo se questa parola funziona": carotaggio culturale. Siamo noi all'altezza di Mentana, o il direttore è all'altezza del pubblico radical chic che - a quanto pare - cerca di acciuffare... ops, adescare?
Almeno all'ora dei pasti, parlate come mangiate!

Libri dal Limbo
Per fortuna per parecchi giorni ho digiunato dai telegiornali della sera. In luogo dei mezzibusti avevo qualche volumetto, che avevo preso per compagnia (anche i mezzobusti servono a far compagnia).
Tra i meno comuni vi segnalo un libro scintillante: Non dirmi che hai paura. L'editore non ha bisogno di pubblicità e l'autore (gli auguro) potrà godere di una qualche visibilità, però ai miei occhi resta un esordiente: Catozzella, si chiama. Un cognome che mi fa simpatia.
La frase che potrebbe spingervi a leggere questa storia di libertà negate e conquistate, positiva e vera, è:
"La corsa è il mio mare". Una bambina che vive tra mille difficoltà taglierà traguardi imprevedibili. 4 stelle.
Ho tanto bisogno di sperare... ah! E di stimarmi, perciò ora cito me stesso:
"Chi pensa al futuro pensa agli altri
chi pensa al presente a sè stesso."
Che dite: ho fatto bella figura?
Comunque gli altri libri che mi ero portato nel limbo erano 2 Mondadori (Corona MAURO e Mazzantini) e un Paul Auster nuovo: questi NO, non rischiano un eclissi mediatica, meglio allora citare un Catozzella (Giuseppe).
Belli pure Corona e Auster, ammazza! 3 stelle sicure!
La Mazzantini non l'ho letta perchè mi hanno fatto uscire dal Limbo in tempi brevi. Meno male...