Parole: filosofia, estratto, coincidenza
Libri: Filosofia minima del pendolare.
Scrivere un libro sul pendolarismo non è
possibile. Il tema è noioso, sconveniente.
Quindi l'ultimo libro di Björn Larsson parrebbe
un libro impossibile. Pendolare dal punto A al punto B è colmare una distanza
tra i tuoi due mondi, tra casa e bottega, un trasferimento necessario e ripetitivo. Quello del
pendolare non è un viaggio variegato, aperto e trasformatore, perché dopo due
settimane hai visto tutto.
Quello del pendolare è IL PEGGIORE DEI
VIAGGI. Sì, è una buona sintesi.
Un cellulare, delle cuffie. Apri un libro, più raramente. Arrivi alla tua fermata e giù, di solito senza salutare. Chi s’è visto s’è visto (anzi: no!).
Il pendolare va a lavorare: che gliene importa di chi è nel suo convoglio?
Niente. Ma se … l’artista rompe la monotonia, ha l’intuizione: ogni individuo può prendere il proprio pendolare con filosofia!
Allora: Se cogli i dettagli del veicolo, se stai attento, se riconosci nei “compagni di vettura” degli individui, allora qualcosa cambia. Anche nel viaggio del pendolare, a ben guardare, c’è tanto da imparare.
Larsson
crede che tutti abbiano una storia da raccontare. Inoltre gli osservatori
capaci, esperti - come lui - sanno trarre frammenti di storie anche da chi non
le storie non le racconta! Poi occorrono:
- una sensibilità speciale e
- il talento di raccontare per dare una
bella forma al significato.
Come un tema noioso diventa istruttivo
Simpatia per il genere umano, talento, voglia di raccontare e ecco, allora, forse,
un libro bello sul pendolarismo non
è più impossibile.
I voli low cost hanno democratizzato i
viaggi. Il paradosso è che le stesse destinazioni che fino a 10 anni fa erano
SEMPRE mete di un “viaggio trasformatore” oggi sono mete di “viaggiatori
osservatòri”, cioè di persone che viaggiano e che osservano, fotografano,
postano, ma tornano a casa esattamente come erano prima.
Un buon viaggio, dovrebbe cambiarci. Il
bello del libro di Larsson è che esalta il viaggiatore che “osserva”, ma
proprio perché ravviva viaggi monotoni, quotidiani e potenzialmente noiosi fino
alla depressione. In essi solo la scintilla umana può illuminare le circostanze
– non certo divertenti – di chi “va a lavoro”. In uno spot: La tua vita di
pendolare Può MIGLIORARE!
Ho avuto fortuna a cogliere, in radio, la
voce di Larsson che parlava di questo libro. Poco dopo aver staccato. Era una
breve intervista. Ero sulla via Emilia. Ovviamente viaggiavo dal luogo di
lavoro a casa mentre si parlava di pendolare: coincidenza. Ero in auto, avevo il mio spazio. Piccolo, ma non troppo
piccolo. Le mie comodità. Poche, ma non così poche. Lui diceva che negli anni
da pendolare (quaranta anni) prendeva appunti, per curiosità, perché troppe
scene esilaranti si svolgevano davanti a lui, che era pur sempre uno scrittore;
e le perdeva. Solo a un certo punto ha sentito che quegli appunti reclamavano
che il proprio senso venisse estratto.
Dopo la radio, ho incontrato Larsson due
volte: a Piacenza per il festival del Pensare contemporaneo e a Roma, per il
festival della Letteratura di viaggio.
Filosofia minima del pendolare è effettivamente un estratto. Un grande viaggiatore, Larsson, che ha dovuto anche
pendolare, per motivi di lavoro – ma non solo. Cosciente della vastità del tema
del viaggio, ha sottolineato quanto potenziale ci sia nel banale pendolare se
si da valore ai dettagli. Quei dettagli annotati non erano pezzi sparsi. Non esattamente.
Ha detto quella cosa dei tre … punti tra
parentesi, sia alla radio che ai festival, ed era la chiave del libro, il
motivo per scriverlo e per leggerlo.
(…)
I mondi interiori delle persone che
viaggiano, in treno, in bus, in aereo, persone che stanno al loro posto, prenotato,
numerato. Che hanno storie. E una profondità, per ognuno diversa, alla quale lo
scrittore può dedicare attenzione. L’attenzione che Larsson ha dedicato a
questi piccoli mondi gli ha consentito di unire qualche puntino, e tracciare
degli schizzi di come siam fatti noi: i comuni mortali. Il libro, spiega l’autore,
si rivelava: vivendo in un certo modo il pendolarismo, si coglie una grande
opportunità per capire non la singola persona, ma i grandi gruppi di persone, della
nostra parte di pianeta (nel caso di Larsson, l’Europa).
L’osservatore che scrive il libro (che
Larsson battezza come "il testimone") si pente spesso di aver tenuto
atteggiamenti solitari, pur senza soffrirne.
Lo scrittore Bjorn ha una buona disposizione d’animo verso l’ignoto.
La voce narrante il testimone di Filosofia
minima non è un solitario.
Il testimone ci spiega l'aspetto solitario
del pendolare, qualcosa che va oltre il carattere delle persone. C’è una costante
del modo di viaggiare tra il luogo in cui si vive e quello in cui si lavora: la
possibilità di isolarsi appena saliti sul mezzo di trasporto pubblico, nel
punto A. Si sta per conto proprio fino al punto di arrivo, il punto B. Spegnendo
parte di sé stessi, col pilota automatico, evitando di mettersi in gioco, al
punto che i pendolari tra loro non si guardano in faccia. Se lo fanno, lo fanno
secondo un codice non scritto. Quel viaggio consente un isolamento dalla realtà
che ci circonda, da tutto. Larsson ci
avverte: non isoliamoci dalle persone che usano il nostro stesso mezzo di
trasporto.
Treno, aereo, autobus. Le vetture sono
progettate in modo che a vedersi bene siano le pubblicità piuttosto che le
persone, specialmente sulle metropolitane e nei bus, dove si creano piste di
atterraggio per sguardi che altrimenti sembrerebbero indiscreti e capaci di
scatenare perfino una rissa, vista la permalosità crescente. È comprensibile,
niente di male. Ma quel vuoto pneumatico può essere più umano, quei punti (…) si possono trasformare in un
frammento di umanità. Nulla lo vieta. Il libro ci apre a una possibilità in più.
Grandioso.
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| Larsson al firmacopie, col premio Navicella d'Oro |
La persona fuori dalle righe
Il tour italiano della Filosofia del Pendolare finisce a Roma
con il premio Navicella d’Oro. Sono lieto di aver potuto vedere Larsson
ricevere il riconoscimento: è un grande interprete della nostra epoca, è
opportuno che le persone conoscano sia il suo approccio alla vita che le sue
pagine ironiche e asciutte. Il premio ci sta tutto. Era giunto il momento del
firma-copie, mi sono messo in coda. Gli ho chiesto se c’è un altro libro in
preparazione: “Sì” e poi “forse”.
Al di fuori del libro – che vi accenna
discretamente – Larsson parla del pendolarismo per amore. Si sente che L’Uomo
del Nord sta venendo incontro al suo pubblico italiano. Ci ha dato confidenza,
sia all’incontro di Piacenza che in quello di Roma. Dunque: altero, ma fino a
un certo punto, e abbastanza caloroso da amare il Mar Adriatico quanto lo
stretto di Øresund. Non sono lontani i tempi in cui io stesso pendolavo per
amore. Glielo ho detto e lui mi fa: «perché no? E’ un pendolarismo conveniente».
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| Bjorn e le cover Iperborea al Festival della Letteratura di Viaggio |










