giovedì 29 luglio 2021

LUCE D'ESTATE ED È SUBITO ISLANDA

Libro: LUCE D'ESTATE ed è subito notte 
Parole: eroi (pagina 80), buio (p. 119), carne di squalo (p. 141) 
Persone: Jòn Kalman Stefànsson    
  

L'autore è pubblicato in Italia dall'unica e inimitabile casa https://iperborea.com/, 
che non sbaglia un colpo. Questo libro è stato tradotto e accudito da Silvia Cosimini. 

 "Hai mai riflettuto, del resto, su quante cose siano affidate al caso, 

su come tutto lo sia?” 

 “L'uomo è un essere complesso, una sorta di labirinto 
 ed è facile smarrirsi se, per cercare spiegazioni, ci si inoltra dentro." 

Dove comincia questo viaggio

 Metto queste due citazioni perchè segnano i confini di questa libro cristallino e sfaccettato. Siamo in un villaggio contemporaneo dell’Islanda occidentale remota vive la sua quotidianità e restituisce al lettore uno spaccato sociale … familiare. Sí, gli islandesi della porta accanto ;) Un borgo stretto tra un profondo fiordo e faticosi campi agricoli diventa un teatro universale con tanti “paesaggi interiori" differenti. 

 I villaggi in Islanda non sono mai popolosi e lo scrittore ci indica che la popolazione del villaggio dove tutto accade è di 400 anime. 
 La vita di ogni islandese è fortemente condizionata dalla natura, in particolare dal moto di rotazione terrestre e dagli ostacoli orografici tra un posto e l'altro. Come detto nel post su L’angelo della neve (2017, aprile), anche stavolta il meteo e madre Natura la fanno da padroni. Questo "cappello meteorologico" si trova in molti romanzi dell'Europa Settentrionale, e nel caso di Luce d'estate diventa anche una divertente spiegazione per il pessimismo della gente del piccolo posto in cui tutto avviene. Gente nella quale ci immedesimeremo presto grazie ai tasti toccati da Stefànsson (con una maestria che se non è da Nobel ditemi voi cosa lo è). 

 Tra i personaggi spicca, specialmente perché compare presto e in modo folgorante come una meteora, l’Astronomo. 
Lui era un dirigente d’azienda, di successo, sposato e con un futuro radioso davanti (sebbene sia meglio non esagerare con l’entusiasmo quando si ha a che fare con un islandese). Il Maglificio che dirige da’ lavoro a una certa porzione della popolazione ed è un indicatore di benessere economico: libera dal giogo dei lavori agricoli.
Tutto andava per il meglio quando al dirigente capita tra capo e collo l’illuminazione sulla via di Damasco. Si converte a un monachesimo estremo e spende tutto, ma proprio tutto, in libri antichi. Copernico e Galileo, niente meno. 
La sua vita cambia e tutta la calma e la speranza il villaggio vanno a farsi friggere come fish and chips. Si trasforma in Astronomo e diviene Campione dei Pessimisti. E cosa vedono questi pessimisti dal loro avamposto sferzato dal Pacifico e circondato da vulcani burloni? Oh be' è semplice: La cultura occidentale è in declino e presto finirà.

Come e cosa scrive Stefànsson
  •  [ Come si sa io mi dedico a libri di svago, se non leggerissimi almeno leggeri, e anche questo libro è divertente, irriverente e – in tante pagine - perfino eccitante ;) in tal senso] è un ROMANZO DA OMBRELLONE. Non è una storia pessimista, al contrario. Perché? Non si concentra su cataclismi o peggio ancora sugli errori in cui una civiltà/società può incappare (farlo implicherebbe giudicare dall'alto, mentre Stefànsson è un narratore popolare). Ci sono sia errori che cataclismi, ma si sopravvive: siamo polvere di stelle!
  • Racconta un piccolo luogo con i suoi abitanti, persone del tutto normali, che ci affidano le loro vicende. Loro parlano a te: è questa la posizione in cui ti trovi quando leggi. Anche il loro piccolo posto senza eroi e senza nemmeno un cimitero ha qualcosa da salvare. E nasce il libro. 
  • Con vette fenomenali si di poesia che di profondità: è per questo che Stefànsson ha successo.
Accettare da questi simpatici islandesi - un po’ giù di corda, un po' rassegnati, e un po' spudorati - dei consigli per ragionare sull’Occidente in declino è facile e confortevole. Perchè non ci scomoda più di tanto: è ancora una lettura d'intrattenimento. Farlo dire da loro è un modo per prendere le distanze e per aggiungere qualcosa alle proprie idee, di lettori e di cittadini. E’ il romanzo di un metropolitano che sa bene cosa significa vivere in campagna e io mi spingo a dire che il libro è a favore di una vita a contatto con la natura, di una vita che faccia i conti con l’Oste, cioè con le “forze” superiori all'umanità, senza ritrarsi dall'umanità (il ritirarsi dell'Astronomo, che non ha alcuna utilità). 

Con l'alternanza dei personaggi e delle loro fortune Stefànsson tenta di raccontare , mi pare anche in modo perentorio, l'efficacia del compromesso, buono tanto per un "piccolo posto" da 400 anime quanto per uno Stato, o per un gruppo di Stati. Mi ha ricordato il reform liberalism di Abraham Lincoln, in cui "l'individuo fiorisce all'interno dei gruppi"*, e tutta la processione - d'accordo: forse un po' tristarella - di regole sociali, di conformismi and so on
Avanti ribelli che c'è spazio ma, così in Luce d'Estate come nelle metropoli attanagliate dalle varianti del covid-19, arriva il giorno e tutti scattiamo in piedi. Nella luce può capitarci qualsiasi cosa. Quanto a possibilità, anche il buio ne è pieno. Offre deroghe e giustificazioni. Poi torna luce, ed è la resa dei conti. Ci sono risvegli e traumi, sparsi tra le pagine, che mi hanno suggerito questo, e mi sono piaciuti (me li meritavo).
Una veduta della penisola dello Snaefellnes.
Sullo sfondo, innevato, il vulcano di Viaggio al Centro della Terra



Due parole, dai, sullo stile
Stefànsson spinge la Luna con le parole, fa muovere le montagne e ci rammenta il profumo delle erbe, eppure è privo di sentimentalismo. O meglio: è sentimentale come un piccolo iceberg errante in un fiordo nero nella notte scura. Ogni libro proveniente dall'Islanda mette in guardia: il peso della Natura non va ignorato. 
 Stefansson ha appena affidato a un brillante imprenditore il compito di conservare la civiltà , ma io dico la Cultura, Occidentale e cosa gli fa fare? Alla prima occasione pubblica dopo anni di ascetismo, di fronte alla entusiasta platea dei compaesani l’Astronomo... tace! I convitati, lavati, pettinati, sobri e carichi d'attesa, pensano: ci ha convocati qui per presentarci il silenzio. Sì. E io lo trovo un colpo spiazzante! 

 "Il Silenzio era ciò conta, i suoi libri erano dunque pieni di silenzio.
Ma sì, ovvio, e lo disgustavano i nostri chiacchiericci e le nostre ciarle, per tutto il giorno non facciamo che blaterare di futilità, la lunghezza delle tende, l’ampiezza dei pneumatici, e poi moriamo."

 

"Il silenzio è il mio oro; chi riesce a stare in silenzio solo con se stesso raggiunge qualcosa, il silenzio penetra sotto la pelle, rasserena il cuore, placa il dolore, riempie la stanza in cui ti trovi."

 

(Un momento per me e per un amico) 

 Un cliente della libreria, che era anche mio caro, camo  amico, mi suggerì di leggere Paradiso e inferno di Stefànsson. Accettai. 

Per due motivi: primo perché lui era un sacerdote saggio e colto che mi conosceva bene, e secondo perché era un lettore di prima categoria, sia di romanzi che di saggi. Oggi che il Covid-19 l’ha portato via ai suoi cari sono felice di rileggere gli autori (tanti) che mi consigliava - e che a mia volta ho consigliato a tanti clienti – perché è un modo per averlo vicino, in un certo senso. E per far circolare la stessa Bellezza che lui faceva circolare. 

Il motivo migliore per leggere Luce d’estate e goderselo è cercare, e cogliere, l’opportunità che offre: capire qualcosa di noi, come individui e come comunità umana. 

Quando il Disordine prende il posto dell’Ordine, possiamo ancora vivere una vita nostra e originale, sia da soli che insieme, sia con l’Amore della vita, sia senza, sia con l’onore che senza. La vita è sempre unica e degna, anche quando ri-conosce la propria fragilità. 


E’ estate, EVVIVA! Anche se è segnata da pandemia e limitazioni, colgo l’occasione per proporre a tutti un viaggio in Islanda: una terra in cui la natura è così forte che la nostra fragilità ci apparirà evidente. E senza equivoci. Favorendo una più modesta collocazione nell’universo. Prima di un contatto extra-terrestre. Dato per imminente.

In attesa del viaggio potete comunque leggere 3 o 4 libri di Stefànsson, con lo stesso effetto.   


 *  dal bel saggio di T. Bonazzi, "Abraham Lincoln. Un dramma americano", il Mulino 2016.


Islanda 2004 ... siamo polvere di stelle

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