lunedì 23 settembre 2013

Una trivella scava dentro Roma: è "Suburra".

"Suburra", ieri, oggi e... sempre?

Il libro è firmato da Carlo Bonini e Giancarlo De Cataldo. Il primoè romano, il secondo è tarantino. Il titolo SUBURRA e la copertina scelta dai grafici Einaudi ci portano a Roma, senza ombra di dubbio.
Sappiamo inoltre che teniamo in mano un romanzo giallo, e cerchiamo di capire se è vero che c’è un filo rosso tra le migliori opere precedenti degli autori (ACAB per il primo, Romanzo criminale per il secondo). Ma c’è un motivo più forte, una sorpresa, che trattiene dal riporre il volume dove l’avevamo trovato, cioè tra l’ultimo Lucarelli e la piletta di “L’undicesima ora” (autori due, anche qui: la Maxine Paetro e quel che resta di James Patterson), oggi in libreria.
In terza di copertina c’è la promessa che in Suburra troveremo determinati personaggi, specifici tipi sociali. C’è un elenco dei protagonisti divisi in gruppi! Non l’avevo mai visto prima. Lo trovo intrigante: bella trovata, sia di marketing che di gusto letterario. È un romanzo di genere, quindi. Che genere? Be’, per me genere pasoliniano.
Se mai pubblicherò una storia, la manderò ai due autori così che possano rendermi pan per focaccia.
Vorrei tanto che venisse letto da chi sente un legame con Roma. Roma di Suburra respira come Barcellona sotto la penna di Carlos Ruiz Zafon, al punto da sentirne il fiato quando si chiudono gli occhi: ruggine, olii di scarico, prati di periferia, salsedine, combustione, ponentino, er vino dei Castelli.
La sotto-città corrisponde al nuovo anello della città eterna, fuori dal Grande Raccordo, oggi meglio noto come Sacro GRA. E in quell'anello ce so' nato, a Roma, ieri. O l'altro ieri.

Prima vediamo cosa non va, perché il romanzo mi ha fatto bene, e mi è piaciuto.
La sua attrattiva iniziale (gli elenchi dei personaggi in seconda e terza di copertina) si rivela un arma a doppio taglio.
Il mio problema è: non finisce mai di cominciare: fino a pagina 130 (su 480 totali) è un susseguirsi di ingressi in scena. Troppo per i miei gusti. “Quando cominciamo a raccogliere?” ci si chiede quando la sete di trama si fa sentire. Però non discuto i diritti di un autore di ordire e sospendere, tirare e focalizzare. Voglio solo dire che c’è tanta lista e poca trama per un intervallo lungo; un intervallo posto all’inizio, che allontana la preda (il corpo della storia) dalla famelica fiera (il lettore).

Sono troppo pignolo, però c’è un passaggio che mi preme, ed è meglio se lo pubblico così altri potranno sfogarsi, come faccio io. Sfogatevi pure contro di me, davvero: sarà bello!
 p.54: un luogo comune secondo cui la sinistra odia le prostitute? Non esiste! Tipo, gli autori intendono forse farci credere che una ragazza, prostituta per scelta (“di rango”), possa ritenere che quelli di sinistra siano “membri” di un bacino d’utenza ostico? Cioè quelli di sinistra non sfruttano la prostituzione? So’ diversi da altri in questo senso? Non credo proprio! Bisogna fare chiarezza: non spetta all’autore, e io lo faccio solo per sfogare la mia personale rabbia. Nemmeno una ragazza di strada priva di appartenenze ideologiche dovrebbe pensare che i maschi – ne le femmine – di sinistra odino chi si prostituisce. Spiego meglio: è ridicolo credere che quelli di sinistra odino la prostituzione, e quelli non di sinistra no.

Poi i meriti di Suburra. Mi piace leggere il sangue pompato a mille nelle vene periferiche di questo grande organismo moderno che è la metropoli. Perchè di sangue ce n'è tanto, in Suburra. E' un noir nostrano con molti ingredienti del Romanzo criminale, con una spezia in più: più bontà. Più sole.
Pasolini forse non c'entra niente, è una mia forzatura istintiva, però sesso, società e odori... sono quelli.
Il dove di questo romanzo è protagonista per conto suo. "Poveri ma belli". Ieri, Pasolini "cantava" gli Anni Cinquanta e Sessanta, oggi alcuni scrittori vedono le stesse scene con interpreti nuovi e a una manciata di chilometri più a sud, e a est. Cioè dove il cemento cresce come panna montata. Pure la Disney ci ha messo le fondamenta, a est di Roma.
 Avete presente Quer pasticciaccio brutto de via Merulana? Le fraschette e così via.
Voglio segnalare alcuni punti precisi.

p.47: doveva camminare prima di presentarsi davanti alla morte.
Non capita anche a voi? A me sì, la morte mi obbliga sempre a esercitare la prudenza.
p.66: (i sinistroidi) “troppo teneri, è da quel dì che non facciamo opposizione”. Tie’!
“Parlavano con impegno e passione come se dovessero – e io pensavo “POTESSERO”- salvare il mondo”. Con le parole. Vero, è capitato anche a me di sentirlo e ahime di farlo. Di crederci.
p.43: “Roma andava salvata, soprattutto da sé stessa”. Tutto ciò che è eterno a Roma, è bene comune.
p.43: “(il servitore dello Stato, uno dei Buoni) rivolse un’occhiata fugace alla ruota rugginosa” del Luneur, “monumento alla sua infanzia e a un tempo ormai fossilizzato. Come se quella città non fosse in grado di progredire sulle sue rovine, ma solo affastellare le une sulle altre” (male espresso o non l’ho capito). Ma c'è davvero una Forza del Male che cristallizza Roma - con tanto di monnezza sui marciapiedi -, o è l’umanità contemporanea che non è all’altezza della Storia? 

p.73: "fame di cubature". Immagine perfetta. "Povera Roma nostra forestiera" la Roma di fuori, cantava lo stornello.
p.77: “Ad Abbas piaceva lavorare di notte, era la sola cosa alla quale non si era abituato in tanti anni in Italia (in ognuna delle Piccole Città dove anche per un italiano può essere arduo integrarsi) non si abituò al fatto che il lavoro dovesse seguire il ritmo degli uffici e dei regolamenti comunali e non, al contrario, il ritmo del corpo o del bisogno.
84: Il samurai, da giovincello, lotta e perde contro “la società che lui voleva cambiare”; ma dove vai, a poeta? Il samurai finisce a fare il capobanda. Che poi è una forma di rivoluzione. O no?
86: Compare il fantasma del Dandi (Romanzo criminale); il coatto ripulito è affascinante; rappresenta il nostro tempo. Repelle e attrae. Forza magnetica, positivo e negativo, opposto che attira opposto, ma che non può combaciare o sovrapporsi. Quindi simbolo di società globale (ma chiusa) in cui l’unica regola non negoziabile è la promiscuità. Con buona pace degli intoller-anti.
‘Sto coatto ripulito era il Dandi. Sovverte la semplicità di un giovane kamikaze, troppo intelligente per scegliere uno sterile martirio e in cerca di un emendamento. Il Dandi è l’emendamento al solido ordine ideologico su cui il giovanotto aveva fatto perno per sopravvivere all’adolescenza ardente. Il coatto è modello neoclassico del neorealismo cinematografico.

"Vai, figluolo (fijo mio), e fai agli altri ciò che non vuoi venga fatto a te". 
Il verbo del Fottili tutti. Ari-tie'!
Qui il Dandi "evangelista" veste i panni del maestro. Saggezza spicciola, di strada, contro i saggi che sono ormai schiavi di una fede, e quindi non più liberi, quando è proprio la libertà l’essenza che un maestro deve trasmettere a un allievo.
Il giovanotto supera l’età degli ardori. E diventa killer: prima killer di un sé stesso troppo debole, poi del prossimo che si frappone fra lui e i suoi obiettivi.
L’idealista diventa pragmatico.

Forse c’è un punto in cui gli estremismi si toccano, e questo sarebbe interessante nel tentativo di capire l’Italia e i suoi curiosi abitanti.
Secondo me, l’età dedicata ai sogni e agli slanci improbabili non va risparmiata ne spesa altrimenti. Ciascuno di noi, anzi, dovrebbe accertarsi di riuscire a viverla: è una fase importante, in cui si fanno esperienze importanti, e in cui anche ciò che non si fa diventa lezione di vita.
C’è una possibilità di rivoluzione per ogni individuo che cammina sulla Terra: è giusto che ognuno tenti la propria.
Mi piace che la densità di allievi che fronteggiano i maestri sia alta, additandoli come cattivi, e pronti a uno scontro senza esclusione di colpi. Fa molto Ken Shiro. Tra dieci secondi... morirai.

Sia le cose che non vanno, che non scorrono, che i lampi iconici e le splendide metafore sono motivi altrettanto validi per addentrarsi in Suburra. La via è aperta.

Però il dialetto romanesco se lo devono andare a ripassare…

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